Italia

Diamoci da fare

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Diamoci da fare

Privati, svegliatevi. Imprenditori, mecenati, investire in cultura oggi si può, un credito d'imposta del 65% da scontare in tre anni significa che l'Italia non è più la terra di nessuno dove il bene museale–artistico è condannato all'accanimento terapeutico di risorse pubbliche (non ci sono) e, di conseguenza, al suo inarrestabile declino. Non è più così, i diritti di cittadinanza fiscale dell'industria culturale italiana sono stati parificati a quelli dei Paesi europei più avanzati e alla stessa America.

Avere pensato e lanciato, in tempi non sospetti, il Manifesto per la cultura e gli Stati Generali è servito a qualcosa: abbiamo buttato giù il muro (ideologico) che impediva al Paese della bellezza nel mondo di misurarsi con la gestione dei territori e del suo (straordinario) capitale culturale attraverso la leva fiscale più o meno robusta, ma sempre accordata, anche in Paesi infinitamente più poveri di noi sul piano culturale. Ha ragione Franceschini: gli alibi sono finiti.

Lo Stato deve fare ancora molti passi avanti sul terreno (decisivo) della cultura: non si capisce perché mai il credito d'imposta non si possa estendere anche a chi rileva la tutela e la gestione di beni privati destinati a un uso pubblico. La forza vitale della manifattura italiana che vince nel mondo (anche) perché dietro i suoi prodotti ci sono il segno di una storia culturale (mai dimenticata) e un patrimonio artistico-museale che non ha pari al mondo e "sopravvive" in ogni borgo, dimostri con i fatti di volere dare una mano al Paese e a se stessa (non mancano imprese illuminate, lo so, ma dovranno essere di più e fare di più). Lo Stato, a sua volta, ricambi sottraendosi alle mille ottusità burocratiche che stroncano sul nascere pulsioni positive e voglia di intraprendere. Per chi ci governa e per il mondo privato, se vogliamo essere all'altezza del valore strategico della sfida culturale, non è più tempo di parlare, ma di fare. Il cantiere è stato (finalmente) riaperto, guai a chi facesse finta di non accorgersene.