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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2014 alle ore 20:36.
L'ultima modifica è del 28 giugno 2014 alle ore 09:44.
Rio de Janeiro - Atlante che tiene il mondo sulle spalle e trattiene il fiato. E' così il Brasile di Felipao Scolari, alla vigilia della sfida degli ottavi di finale con il Cile. Sì, perché la fiducia si mescola allo scetticismo, quando parli della Selecao con la torcida, i tifosi, i brasiliani. Perché se la fede gonfia le vele e spinge i verdeoro nella battaglia con la Roja, i limiti della squadra sono apparsi evidenti agli occhi di tutti. E la facile goleada col Camerun ha solo attenuato le critiche e placato la fame di successo del popolo, ma lasciato insuperati quelli che appaiono ormai limiti strutturali della Selecao: la scarsa personalità di molti protagonisti, le difficoltà di Dani Alves a destra, i balbetti di Paulinho a centrocampo, l'abulia di Hulk e Fred, oscurati dall'immensa luce di Neymar.
Tanti problemi piccoli e grandi, cui Felipao metterà mano già contro i cileni, innestando nel cuore del centrocampo Fernandinho, voluto a furor di popolo proprio al posto di Paulinho. «Segneranno lui e Neymar!!» profetizza il taxista che attraversando gli archi dell'acquedotto di Lapa mi sta portando verso la favela di Rocinha. Ottimista, mentre dal ritiro cileno arrivano le parole sibilline di Alexis Sanchez, che ricorda il generoso rigore regalato ai verdeoro all'esordio contro i croati, e teme per la pressione che peserà sulle spalle dell'arbitro Webb a Belo Horizonte... Anche lui, a suo modo, Atlantide col mondo sulle spalle, mentre qui a Rio, nell'attesa, i cileni danno spettacolo. Un migliaio tra auto e roulotte arrivate direttamente da Santiago hanno rovesciato un bel po' di supporter nella zona del Maracanà (e non tutti con istinti bellicosi come quelli che hanno invaso giorni fa la sala stampa dello stadio...). Mangiano, cantano, fraternizzano con i brasiliani e soprattutto disegnano splendidi murales. Aspettano lì, dicono, nell'attesa che la Roja torni nel tempio del calcio per la finale. Fede, fiducia, paura, scetticismo: è il cocktail che va di moda tra Ipanema e Copacabana, a poche ore da quel calcio d'inizio che per qualcuno sarà il primo passo verso l'addio al Mondiale.
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