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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2014 alle ore 09:08.
Finalmente l'abbiamo capito, tutti i mali del mondo hanno un nome e un cognome: Mario Balotelli. Sua è la colpa se stiamo stati eliminati dal Mondiale, se il calcio italiano non produce talenti, se i nostri stadi sono vecchi, se c'è violenza sugli spalti. E poi sempre più su, di colpa in colpa, fino al buco dell'ozono.
In pochi giorni siamo passati dalle celebrazioni post Inghilterra di SuperMario alla colpevolezza a 360 gradi: si tinge i capelli di biondo il giorno dopo l'eliminazione? Manca di rispetto ai compagni. Eppure hanno fatto molto peggio Buffon e De Rossi, che lo hanno accusato in diretta televisiva di essere il problema della Nazionale: senza nemmeno avere il coraggio di farne nome e cognome. I due senatori hanno violato la prima regola di ogni spogliatoio: i panni sporchi si lavano in famiglia. Una regola che prevale su tutte le altre, menefreghismo, atteggiamenti e cresta bionda inclusa. Una regola che questa volta è stata calpestata. Non è che per caso qualcuno sia un po' invidioso di quel giovanotto dalla pelle scura che ottiene più spazio con una cresta colorata di quanto ne abbiano loro con gol e parate?
Per fortuna qualcuno mostra ancora buon senso, e nel muro della Nazionale si aprono le prime crepe: Immobile dice che vorrebbe ancora giocare con Mario, Darmian lo difende in modo aperto e non vuole vedere tutti contro uno.
Balotelli è un ragazzo di 23 anni che finora in carriera ha segnato più gol e vinto più trofei di quello che molti suoi colleghi possono solo sognare. Che ci ha trascinati in finale all'Europeo del 2012 (ma guarda un po', ce lo siamo dimenticati…). Balotelli non è Pelè, non lo sarà mai anche se tutti lo abbiamo sperato e continuiamo a sperarlo: è forse una colpa? E se per una volta provassimo ad accettarlo per quello che è, invece che tentare di farlo diventare quello che vorremmo noi? Se finalmente lo considerassimo un giocatore, senza caricargli sulle spalle anche l'obbligo di essere un esempio per tutti?
Mario Balotelli non ha mai chiesto a nessuno di stare sempre al centro dell'attenzione o di essere SuperMario. È cresciuto con il peso sulle spalle di chi ha provato il dramma dell'abbandono da parte dei genitori naturali e quello, ammettiamolo per una volta, di un colore della pelle che ancora oggi in troppi anche nella civilissima Italia considerano sbagliato.
Cosa pretendevamo da lui? Che vincesse da solo il Mondiale portando al titolo una Nazionale incapace di imbastire un'azione decente? E cosa diremmo adesso se davvero l'avesse fatto? Vedremmo solo celebrazioni di SuperMario, salvatore della patria calcistica, vendicatore dei fallimenti dei nostri club, immagine simbolo dell'integrazione. Altro che mancanza di rispetto.
Nella nostra falsità le vittorie cancellano tutto, garantiscono l'impunità. A chi vince vengono perdonate le gomitate, gli sputi in faccia agli avversari, i gol sbagliati e quelli presi. Perdoniamo chi ha avuto un ruolo nel calcio scommesse, proteggiamo con un silenzio omertoso chi si presenta agli allenamenti dopo notti brave e chi si porta a letto le mogli dei compagni, sorvoliamo su chi indossa maglie con simboli nazisti perchè non sapeva cosa volessero dire (vero Buffon?). Siamo sempre ben disposti a barattare i princìpi con le vittorie.
Perdoniamo i tweet di Giuseppe Rossi che si ribella a Prandelli per la mancata convocazione: la Nazionale deve ripartire da lui. Ma se Balotelli (sbagliando nella forma, non nella sostanza) risponde a chi lo insulta accusandolo di non essere italiano diciamo che manca di rispetto agli italiani che lavorano salvando i migranti nello stretto di Sicilia. Ebbene si, abbiamo sentito anche questa. Siamo pronti ad accettare tutto e a coprire qualsiasi cosa: ma Balotelli no, non lo perdoniamo mai.
Per favore, adesso basta. Smettiamola di accusarlo per qualsiasi cosa accada. O alla fine saremo costretti ad ammettere che ha ragione lui quando via Twitter dice che ce la prendiamo tanto perché è "negro": ricco e famoso, ma pur sempre negro.
Mario Balotelli ha tanti difetti: spesso è svogliato, non è un esempio di educazione con allenatori e compagni e parcheggia la Ferrari in divieto di sosta. Fosse una Punto saremmo più indulgenti? Balotelli si comporta da ragazzino e spreca il suo talento, ma i tanti che lo criticano sono sempre stati irreprensibili nella loro vita privata e lavorativa? Non hanno mai sbagliato, fatto cretinate, tirato la gamba indietro quando avrebbero dovuto entrare in tackle? Io non giuro sulla mia innocenza…
Balotelli ha tanti difetti eppure ha un pregio straordinario: è sempre sincero. Nel bene e nel male. Fa quello che vuole, ma paga sempre in prima persona. Non scarica i compagni quando perde per colpa loro, né quando vincono per merito suo. Ieri ha chiesto scusa a Prandelli: a caldo reagisce male, poi trova il coraggio di tornare sui suoi passi.
Per questo, se devo scegliere tra le sue pazzie e chi lo scarica in diretta televisiva, scelgo lui: Mario Balotelli. Che Eupalla, come diceva il grande Gianni Brera, ce lo conservi a lungo.
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