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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2014 alle ore 10:57.
L'ultima modifica è del 02 luglio 2014 alle ore 22:25.

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(Ansa)(Ansa)

Ark Futura, la nave che trasporta le circa 600 tonnellate di sostanze chimiche ha imboccato il porto di Gioia Tauro intorno alle 5.30 di questa mattina e dopo circa 10 minuti stava già attraccando. Misure di sicurezza e protezione ai massimi livelli, con area per circa un kilometro off limits per chiunque tranne che per gli addetti ai lavori e per alcuni parlamentari che stanno arrivando sul posto per prendere visione di quanto sta accadendo.

Le commissioni difesa di Camera e Senato sono infatti in trasferta nella Piana di Gioia Tauro mentre i sindaci dell'area, che più volte hanno fatto la spola tra Municipi e scalo, hanno allestito dirette streaming per informare la popolazione e rassicurarla.
Dalle 6 della mattina è stato un via vai di tecnici (a partire da quelli dell'Opac, vale a dire l'organizzazione dell'Onu per la proibizione delle armi chimiche), vigili del Fuoco, ispettori, militari e via di questo passo, che hanno fatto avanti e indietro tra le due navi (l'altra è la statunitense Cape Ray che dovrà poi raggiungere le acque internazionali tra Grecia e Malta per dare il via alle operazioni di idrolisi delle circa 600 tonnellate di sostanze chimiche).
Poco dopo le 8 il primo dei 78 container con parte delle armi chimiche requisite al regime siriano di Bashar El Assad, servite per il grave conflitto interno del 2013, è stato portato dentro la nave statunitense prima attraverso una gru, poi adagiato su un enorme carrello e infine trasportato da poppa a poppa senza toccare terra.

Tutto si è svolto senza alcun tipo di incidente o preoccupazione tanto che, al momento, sono circa una decina i container che hanno abbandonato Ark Futura. La speranza è di terminare l'operazione entro la serata odierna.
Ai bordi, sempre pronte a intervenire, ci sono le ambulanze (tutti gli ospedali sono allertati), le tende per il soccorso e un'area di decontaminazione attrezzata. Per il momento i 30 terminalisti formati nelle scorse settimane per seguire ed eseguire le operazioni interne al porto non hanno avuto bisogno di indossare le fantascientifiche tute "spaziali" predisposte e stanno dando un esempio di enorme professionalità, come sottolinea Salvatore La Rocca, segretario della Filt Cgil Calabria.
Fuori dalla zona rossa non c'è nessuno. Le paventate manifestazioni no ci sono state e anche ieri sera, al flash mob organizzato da alcuni residenti, non ha praticamente partecipato nessuno. Le rassicurazioni internazionali e governative avranno evidentemente raggiunto i risultati sperati, tanto da far tacere i politici (soprattutto locali) che il 16 gennaio, dopo l'annuncio dell'arrivo delle navi a Gioia Tauro, avevano fatto (a parole) fuoco e fiamme incitando la popolazione alla rivolta. Che non c'è stata.

Gli ultimi container
Poco dopo le 20 l'ultimo dei 78 containter è stato stipato nella stiva della nave statunitense Cape Ray. Intorno alle 22, la nave, con il suo carico di circa 600 tonnellate di sostanze chimiche, ha lasciato il porto di Gioia Tauro scortata nelle acque italiane dall'unità della Marina militare Foscari: la Cape Ray è salpata verso le acque internazionali al largo della Grecia e di Malta. Lì inizierà la complessa operazione di idrolisi (vale a dire la neutralizzazione delle sostanze) che durerà al massimo 90 giorni.

r.galullo@ilsole24ore.com

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