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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2014 alle ore 17:10.
L'ultima modifica è del 06 luglio 2014 alle ore 19:29.

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Eppure anche la Veb ha sperimentato difficoltà sui mercati internazionali...
È vero. A metà aprile avremmo voluto rifinanziare un prestito (2,45 miliardi di dollari, ndr) che invece abbiamo dovuto rimborsare, non riuscendo a trovare un accordo con il gruppo di banche coinvolte. Però abbiamo trovato altre risorse: ancora un esempio che abbiamo il modo di onorare il nostro debito e finanziare le esigenze delle nostre imprese.

Gli investitori asiatici possono prendere il posto di europei e americani?
Riguardo agli Stati Uniti non abbiamo bisogno di compensare, perché il business americano in Russia non è un grosso investitore. Ma se qualcuno non c'è, altri prenderanno il suo posto. E naturalmente abbiamo molti legami con la Cina, la Corea. Il nostro Russian Direct Investment Fund (fondo di private equity controllato dalla Veb, ndr) ha costituito con la Cic (China Investment Corporation) un fondo congiunto che dispone di 2 miliardi di dollari da destinare a progetti dedicati soprattutto all'Estremo Oriente russo. La Cina guarda con grande interesse alle opportunità di investimento in Russia: Yamal, gas liquido, gasdotti, materie prime, legname. Per questo tipo di progetti la Russia ha anche a disposizione considerevoli somme di denaro provenienti dal nostro Wealth Fund, il fondo sovrano.

Quali sono i progetti più importanti che Vnesheconombank sta seguendo?
Sono soprattutto infrastrutture, strade, ponti, aeroporti, collegamenti tra Mosca e Pietroburgo. Uno dei più grossi riguarda un ponte tra la Crimea e il territorio continentale. Grossi progetti industriali che realizziamo con grosse compagnie giapponesi, europee, sostenuti da strumenti che ci vengono forniti da istituzioni finanziarie nazionali e straniere. Non intendono venire meno ai loro impegni.

Uno dei problemi più grossi dell'economia russa è la fuga di capitali che la priva di investimenti. Che soluzione vede?
Non esageri il ruolo dei capitali in fuga. Certo, hanno un impatto, ma stiamo parlando soprattutto di capitali speculativi. In termini di investimenti diretti, negli ultimi anni i russi sono stati importanti destinatari di investimenti, anche grazie al lavoro del Russian Direct Investment Fund: agricoltura, sanità, mercati finanziari, infrastrutture.

La Veb è presente in Ucraina con una sua banca, Prominvestbank. Che futuro vede per i vostri rapporti con Kiev?
Noi non siamo l'unica banca russa che possiede una sussidiaria in Ucraina. Laggiù il ruolo delle banche russe è enorme, sia in fatto di conti correnti che nel finanziamento all'economia locale. Non c'è bisogno di dire che qualunque tentativo azzardato di influenzare in qualche modo l'attività di queste banche avrebbe inevitabilmente ripercussioni sull'economia locale e sul sistema finanziario. L'attuale presidente dell'Ucraina ha una grande esperienza nel settore privato: a dire la verità, le sue compagnie sono clienti delle banche russe. E credo che lui capisca benissimo quanto sia importante mantenere unito il sistema bancario, e non imporre disguidi, disfunzioni o restrizioni attraverso la Banca centrale. Non ho visto alcun decreto governativo che abbia detto: ehi, non dovresti lavorare con banche russe.

Nel settembre scorso il Russian Direct Investment Fund ha creato insieme al Fondo strategico italiano della Cassa Depositi e Prestiti una piattaforma per investire un miliardo di euro in progetti centrati su Italia e Russia. Quanto è importante per Veb il legame con l'Italia?
Siamo molto vicini alla finalizzazione di un accordo per finanziare un particolare progetto in Russia. Ma naturalmente l'interesse della Veb è più ampio. Stiamo considerando varie opportunità per sostenere investimenti stranieri, e quello che abbiamo soprattutto in mente è il sostegno alle piccole e medie imprese, specificamente italiane, che vengano in Russia non solo per vendere, ma anche per investire. Abbiamo molte cose da fare insieme alla Cassa Depositi e Prestiti.

Tra cui questa riunione del D-20, ospitata quest'anno da CDP e dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti.
Il D-20 è un'iniziativa lanciata lo scorso anno proprio dalla Veb. Un'occasione unica di affrontare i nostri problemi comuni e richiamare i governi su quello che le istituzioni per lo sviluppo stanno facendo, possono e devono fare. Le priorità sono le infrastrutture, il finanziamento a lungo termine, le pmi, la crescita sostenibile, l'economia verde, le responsabilità sociali.

Un canale aperto in un momento difficile…
Sì, è un modo per migliorare il clima politico, e il G-20 è una piattaforma più adeguata, unendo non solo i Paesi del G-7 ma altri che fanno parte dell'economia globale. In cui la Russia, un Paese così grande, ha un'influenza globale. Isolarla sarà impossibile.

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