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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2014 alle ore 13:27.
L'ultima modifica è del 08 luglio 2014 alle ore 08:47.

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Nella storia dei naufragi, non c'è mai stata operazione di recupero più costosa. Gli assicuratori londinesi dovranno pagare un conto da 1,2 miliardi di sterline, titola il Daily Mail. Ovvero 2 miliardi di dollari. È logico che, dovendo pagare un conto così salato, gli assicuratori «seguiranno da vicino le mosse per rimettere a galla la Costa Concordia», che nelle prossime due settimane sarà rimessa in galleggiamento e rimorchiata dall'isola del Giglio fino al porto di Genova, sua destinazione finale.

Il Daily Mail precisa che, secondo fonti assicurative, il recupero potrebbe richiedere una nave semisommergibile per trasportare il relitto a Genova, dove sarà smantellato.

I costi sono aumentati vertiginosamente perché la nave sarà rimossa tutta intera, sottolinea il tabloid. «Di solito i relitti vengono fatti a pezzi e poi portati via, ma le autorità italiane hanno deciso che una procedura del genere metterebbe a rischio ambientale quel tratto di costa, e quindi la nave sarà rimossa in un pezzo solo».

Un precedente che preoccupa le compagnie di assicurazione. Lo chiarisce sul Daily Mail il capitano Rahul Kanna, specialista dell'assicurazione navale presso Allianz: «La ragione principale del costo è il metodo di rimozione del relitto. Stabilisce un precedente molto pericoloso».

La Costa Concordia è naufragata nel gennaio 2012, facendo 32 morti. Dopo l'installazione di un falso fondale, la nave è stata raddrizzata lo scorso settembre.

«Gli assicuratori – aggiunge il Daily Mail - avvertono che la moderna navigazione marittima sta creando la possibilità di perdite molto maggiori, poiché le navi crescono di dimensione e cominciano a usare remote rotte artiche».

«Qualora si verificasse una perdita nell'Artico, sarebbe un incubo logicistico organizzare i soccorsi e il recupero», osserva Kanna.

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