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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2014 alle ore 13:01.
L'ultima modifica è del 07 luglio 2014 alle ore 15:03.

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Monsignor Salvatore Nunnari (Ansa)Monsignor Salvatore Nunnari (Ansa)

Dopo la scomunica ai mafiosi lanciata da papa Francesco a Campobasso e la "risposta" di sfida, con la sosta davanti alla casa di un boss durante una processione mariana a Oppido Mamertina, si leva alta anche la voce dei vescovi della zona.

«Netta riprovazione dell'inconsulto e temerario gesto di blasfema devozione che va all'opposto di quella dovuta alla Madre di Dio». Così il vescovo di Oppida Mamertina-Palmi, monsignor Francesco Milito, ribadisce la sua condanna riguardo all'episodio avvenuto durante la processione della Madonna delle Grazie a Oppido Mamertina, nella frazione Tresilico. «Chi è riuscito a compierlo, e a ritentarlo, è chiaramente lontano da ogni pur minimo spirito di fede pura, retta e autentica - afferma monsignor Milito -. Se neanche le parole pronunciate da Papa Francesco, con una condanna da tutti comprensibile nella sua incisiva chiarezza, sono riuscite a far da freno, è segno che l'indurimento e l'ottundimento di alcune coscienze sono sotto il livello di guardia».

Drastico monsignor Salvatore Nunnari, presidente dei vescovi della Calabria, che all'Ansa dice: «Siccome sotto la vara (il carro trionfale della processione, ndr) può capitare che ci sia il mafioso di turno che fa poi il capo, allora bisogna avere il coraggio di fermare le processioni. Se fossi vescovo di quella città per un po' di anni non ne farei e credo che sarebbe cosa gradita alla Madonna». «Dispiace - ha detto ancora il vescovo - che i preti non abbiano avuto il coraggio, non di andare via ma di scappare dalla processione. Quando i carabinieri hanno lasciato, i preti dovevano scappare dalla processione. Avrebbero dato un segnale e di questi segnali abbiamo bisogno».


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