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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2014 alle ore 16:03.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2014 alle ore 20:33.

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Il presidente dell'Autorità nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, nell'ambito dell'attività di controllo sugli appalti Expo, ha inoltrato la Prefetto di Milano la richiesta di commissariamento della Maltauro limitatamente all'appalto ottenuto per le così dette infrastrutture di servizio in ATI con la società cooperativa Cefla. Secondo quanto scritto da Cantone nella lettera al Prefetto Tronca, la richiesta deriva dalla «assoluta certezza che l'appalto in questione é stato vinto grazie a una attività illecita, come emerge dalla circostanza che Enrico Malturo, amminsitratore e dominus indiscusso della società, é stato sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere».

In questo modo la società, in seguito all'atto formale di commissariamento, potrà continuare a svolgere i lavori all'interno del cantiere del sito di Expo 2015, ma dovrà rendere conto di tutte le sue attività alla figura che verrà nominata come commissario. Un risultato, seppur ottenuto in tempi non rapidissimi, che la società Expo ritiene positivo e che permetterà di tenere aperto il cantiere e procedere con i lavori, ormai a meno di 300 giorni dall'inizio dell'evento internazionale.

La società Expo Spa fa sapere con una nota che si è da poco concluso un incontro di lavoro «molto proficuo» tra il Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone e il Commissario di Governo Giuseppe Sala. Sono state definite le linee guida per l'azione dei prossimi mesi, in modo tale da garantire da subito la piena operatività sul cantiere e in tutte le attività connesse all'Esposizione Universale.

Già oggi si può leggere sul sito ufficiale dell'Autorità Nazionale Anticorruzione il provvedimento di richiesta al prefetto di Milano di commissariamento della società Maltauro, relativamente alla gara di appalto per le cosiddette «architetture di servizio».

Facendo riferimento alla ricostruzione dei fatti formulata dal Tribunale di Milano, Cantone ha espresso una valutazione di «eccezionale gravità» dell'illecito, facendone derivare la scelta dell'adozione «della più grave misura del commissariamento dell'appalto». Il magistrato anticorruzione ha, infatti, rilevato che «non é assolutamente escluso che Maltauro avesse individuato e posto in essere un vero e proprio modus operandi, consolidato da logiche di rapporti esistenti da tempo, che gli consentiva di ottenere commesse pubbliche, anche molto significative dal punto di vista economico, attraverso la corruzione o comunque il sistematico avvicinamento illecito di pubblici funzionari. È il carattere tendenzialmente seriale delle condotte - scrive quindi Cantone -, accompagnato alla indiscutibile gravità oggettiva del fatto specifico relativo all'appalto di cui si chiede il commissariamento - che impone di optare per la più grave misura amministrativa».

Il magistrato anticorruzione si é espresso anche sulla ristrutturazione aziendale avviata dalla governance societaria della Maltauro, che ha anche già revocato la carica di amministratore all'imprenditore arrestato, giudicandoli interventi «decisamente apprezzabili», ma «ad oggi non sufficienti a scongiurare definitivamente i pericoli connessi e conseguenti ad un sistema di rapporti criminali di cui la struttura imprenditoriale si é valsa». La misura del commissariamento secondo il decreto messo a punto dal governo e pubblicato lo scorso 24 giugno, prevede che vengano nominati uno o più amministratori straordinari che, senza doversi occupare dell'intera attività sociale, dovranno preoccuparsi di portare a termine l'appalto «incriminato», accantonando l'eventuale utile d'impresa in un fondo speciale, in funzione degli eventuali interventi, come confische o risarcimenti, che potrebbero essere disposti a seguito dell'accertamento penale. Tocca ora al prefetto di Milano decidere.

Nel frattempo Confindustria interviene sulla procedura di commissariamento nel caso di appalti pubblici. Nel corso dell'esame alla Camera del Dl Pa, il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, in un'audizione in commissione Affari costituzionali, ha rilevato che potranno essere migliorate e corrette le norme «sul commissariamento delle imprese interessate da indagini per reati contro la Pa, nate sull'onda dei gravi reati commessi nelle procedure di appalto per Expo 2015». Secondo Confindustria si tratta di «rimedi esorbitanti, che finiscono per penalizzare il tessuto produttivo del Paese e che rischiano di tradursi in un grave vulnus per l'equilibrio nei rapporti tra imprese e potere pubblico». Secondo Panucci «le misure straordinarie previste andrebbero senz'altro limitate alla vicenda Expo 2015 e, comunque, ridimensionate nella loro portata punitiva».

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