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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2014 alle ore 06:36.
L'ultima modifica è del 15 luglio 2014 alle ore 10:52.

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La "prima priorità" di Jean Claude Juncker è «rafforzare la competitività e stimolare gli investimenti» quindi «nei primi tre mesi» presenterà un «ambizioso pacchetto per lavoro, crescita e investimenti» che attraverso la Bei ed il bilancio europeo «mobilizzerà fino a 300 miliardi in tre anni». È scritto nel discorso che farà in aula.

Il presidente designato della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, cercherà di ottenere oggi un voto di fiducia da parte del Parlamento europeo. L'esito della votazione sarà importante per capire quanto sarà solida la sua maggioranza nei prossimi cinque anni. In un'intervista pubblicata dalla Bild am Sonntag, l'ex premier lussemburghese ha assicurato il suo pieno impegno nella lotta alla disoccupazione, ma c'è il rischio di un numero elevato di franchi-tiratori.

Juncker distribuirà questa mattina a tutti i deputati un riassunto programmatico, e poi chiederà l'appoggio di almeno 376 parlamentari su 751. Nelle ultime due settimane, l'uomo politico - designato alla presidenza dell'esecutivo comunitario dal Consiglio europeo alla fine di giugno - ha avuto contatti con i principali gruppi parlamentari nel tentativo di far quadrare un difficile cerchio e ottenere l'appoggio dei Popolari, dei Socialisti e dei Liberali.
Negli ultimi giorni, sia i Socialisti che i Liberali hanno fatto la voce grossa pur di strappare concessioni da parte del 59enne ex premier lussemburghese. Per la prima volta, il Parlamento europeo è in una posizione di forza nel processo decisionale. Gianni Pittella, il capogruppo socialista, ha spiegato che il centro-sinistra «non accetterà alcun passo indietro sugli investimenti, la flessibilità» nell'applicazione del Patto di Stabilità e «su un'azione seria per un'Europa più giusta».

I Socialisti decideranno stamani la loro posizione su Juncker. Salvo sorprese, il loro appoggio non dovrebbe mancare, ma molti deputati di centro-sinistra considerano l'ex premier lussemburghese ed ex presidente dell'Eurogruppo troppo vicino alla politica economica finora condotta dall'Europa.

I Liberali, invece, hanno insistito negli ultimi giorni su alcuni aspetti per loro chiave: la nascita di una unione energetica; una rappresentanza internazionale unica per i paesi della zona euro; il rilancio dell'economia attraverso nuovi sforzi per migliore l'integrazione del mercato unico; la promessa che ci siano tra i 28 commissari più delle attuali nove donne; una posizione di contrasto al tentativo inglese di godere di eccezioni particolari nella relazione di Londra con l'Unione.

Insieme Popolari, Socialisti e Liberali hanno 479 deputati. Franchi tiratori, tuttavia, non mancheranno in una votazione a scrutinio segreto. Secondo calcoli ufficiosi circa 60 deputati faranno mancare il loro voto. In compenso, Juncker pottrebbe godere dell'appoggio di una parte almeno dei Verdi. La partita parlamentare di oggi verrà seguita da un vertice europeo domani nel quale i Ventotto dovranno nominare l'Alto rappresentante per la Politica estera e la Sicurezza.

I candidati sono almeno tre: il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini, il suo omologo polacco Radoslaw Sikorski, e l'attuale commissaria allo sviluppo, la signora bulgara Kristalina Georgieva. Nella sua intervista alla Bild am Sonntag, Juncker ha ribadito di volere nella sua Commissione politici «d'alto profilo ed esperienza». Ogni governo - ha detto - deve proporgli due o tre nomi. La presa di posizione è ambiziosa, ma non è chiaro quanto sia realistica, tenuto conto delle pressioni nazionali.

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