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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2014 alle ore 16:17.
L'ultima modifica è del 25 luglio 2014 alle ore 16:32.
L'Argentina sostiene ancora di voler trattare e trovare un accordo con gli hedge fund ma dice no alle «estorsioni». Lo ha ribadito il ministro dell'Economia di Buenos Aires, Axel Kicillof, secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg. Kicillof mette in evidenza che l'Argentina vuole onorare i suoi impegni e rispettare gli obblighi. Però, c'è un problema grosso come il delta della Plata: la sentenza americana è impossibile da rispettare perché se Buenos Aires paga gli hedge fund, sostiene il ministro, i titolari di bond che hanno aderito al concambio faranno causa. Con effetti catastrofici sulle finanze già martoriate del paese latino-americano.
«L'Argentina paga i suoi debiti, è il giudice che sta bloccando i fondi per i creditori», ha messo in evidenza Kicillof, chiamando in causa anche il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), secondo lui «preoccupato». Il giudice newyorchese, Thomas Griesa, secondo il capo di gabinetto, Jorge Capitanich,«non sta mostrando buona fede» perché «non consentendo» la sospensione della sentenza, Griesa e gli hedge fund stanno cercando di far saltare lo swap del debito.
I commenti da parte degli esponenti di governo di Buenos Aires arrivano dopo che questa notte c'è stata un'altra fumata nera nella nuova sessione di trattativa con gli hedge fund sul rimborso dei tango bond. Daniel Pollack, lo "special master" scelto dal tribunale di New York per favorire un accordo, ha ammesso alla fine dell'incontro che «le questioni che separano le parti continuano finora a non risolversi».
In un breve comunicato diffuso al termine di tre ore di colloqui, il mediatore ha dichiarato che i rappresentanti di Buenos Aires si sono rifiutati di incontrare quelli degli hold out, ossia i detentori di bond che non hanno accettato i concambi del 2005 e 2010, ai quali il Paese latinoamericano deve circa 1,5 miliardi di dollari, in applicazione della sentenza del giudice Griesa, confermata in appello e dalla Corte Suprema di Washington.
Griesa ha anche stabilito che l'Argentina non potrà pagare i detentori di titoli che hanno accettato i concambi finché non arriveranno a un accordo con gli hedge fund, i fondi «buitre» (avvoltoio) come li chiamano a Buenos Aires, bloccando così oltre 500 milioni di dollari depositati su conti della Bank of New York Mellon presso la Banca Centrale argentina.
Se l'Argentina non coprirà questi pagamenti entro il 30 luglio sarà di nuovo in default sul suo debito estero. «Il tempo per evitare un default - ha avvertito Pollack - è molto breve», auspicando che «vi siano nuovi incontri fra le parti nei prossimi giorni».
«Oggi - è stato il commento di un portavoce del fondo Nml Capital, consociata di Elliot Capital Management e Aurelius Capital management - il governo dell'Argentina ha chiarito che ha scelto di fare default la settimana prossima. Da parte nostra c'è disponibilità a trovare una soluzione, ma gli argentini hanno rifiutato una volta di più di trattare su qualsiasi aspetto della disputa». (Al.An.)
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