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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2014 alle ore 19:13.
L'ultima modifica è del 17 giugno 2014 alle ore 21:07.

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NEW YORK - Dr. Paul e Mr. Singer. I due volti di un 69enne miliardario americano, Paul (Elliott) Singer: quello di Mr. Singer, finanziere d'assalto e spietato re-avvoltoio degli hedge fund, noto per le battaglie di alto profilo, capace di mettere in ginocchio l'Argentina per le sue obbligazioni e di aprire ipoteche su future ristrutturazioni del debito sovrano di paesi in crisi, magari anche in Europa (una prossima Grecia?). Ma a fianco, i lineamenti tolleranti e socialmente responsabili di Dr. Paul, generoso benefattore che ha cuore l'istruzione, i poveri e la causa dei diritti degli omosessuali (in solidarietà con il figlio).

È il prototipo del self made man, dell'americano che si è fatto da solo con le sue ambizioni e contraddizioni. Padre farmacista e madre casalinga ma una laurea a Harvard in legge, di famiglia ebraica ma politicamente e finanziariamente schierato con il partito repubblicano (sostenne Mitt Romney contro Barack Obama) nonché severo critico delle politiche accomodanti della Federal Reserve.

Risiede a New York ed è il numero 1.177 nella classifica di Forbes dei più ricchi al mondo, con un patrimonio personale stimato in 1,5 miliardi di dollari. Una fortuna fatta con il colosso dei fondi hedge Elliott Management Corporation, in omaggio al suo secondo nome, che ha oggi in tutto in gestione asset per 21 miliardi di dollari (tre miliardi raccolti solo l'anno scorso). E che gli à servita anche a dare i natali a una fondazione caritatevole, la Paul E. Singer Foundation.

La sua ascesa è stata esemplare. Negli studi inizialmente sceglie psicologia a Rochester per poi orientarsi sulla Giurisprudenza alla prestigiosa Harvard Law School. Nel 1974 il debutto professionale a Wall Street, che rimarrà la sua vocazione: viene assunto dalla banca d'investimento Donaldson, Lufkin and Jenrette per una posizione di avvocato nella divisione immobiliare. Tre anni dopo si mette già in proprio: con 1,3 milioni di dollari raccolti fra colleghi, amici e familiari fonda il suo hedge.

La strategia affinata nel tempo combina la sua abilità legale con la sagacia di investitore: comprare debito di entità in crisi quando è superscontato per poi rivenderlo con un profitto oppure ricorrere in tribunale per ottenerne il rimborso (insomma l'Argentina è tutt'altro che un caso).

Ha costruito attorno a sé una reputazione di vincitore e di duro: ha avuto solo due anni negativi dal 1977 e una media annuale di rendimenti del 14% rispetto al 10,8% dello S&P 500. Dal debutto l'hedge sotto il suo comando è stato coinvolto in molte delle operazioni di ristrutturazione aziendale oltre che di nazioni, da Chrysler a Delphi. Ha battuto, in anni recenti, persino i rivali Seth Klarman e John Paulson in tribunale in un duello per rilevare due miliardi di dollari di crediti nei confronti della fallita Lehman Brothers.

Nel 1996 comincia la sua crociata nel debito sovrano: compra bond in default del Perù per 11,4 milioni di dollari. L'obiettivo fin dall'inizio è uno solo: ricorrere in tribunale. Nel 1998 perde in primo grado, il giudice boccia l'operazione per l'intento apertamente speculativo, ma due anni dopo vince in appello un risarcimento da 58 milioni.

Nel 2002 tocca all'Argentina che dichiara default su quasi cento miliardi di debito estero: NML Capital, una divisione del suo hedge investita in bond per 182 milioni di dollari, rifiuta le offerte di ristrutturazione pari a 30 centesimi per dollaro. Valuta il suo investimento 2,3 miliardi. Il rifiuto continua negli anni successivi e a ottobre 2012 NML ottiene il temporaneo sequestro di una nave scuola militare argentina in Ghana per forzare, senza successo, la mano di Buenos Aires.

Nel frattempo ha trovato modo di ottenere il pagamento di 127 milioni di dollari dal Congo per archiviare un investimento originale da 10 milioni su un debito sulla carta valutato 400 milioni. Il governo argentino lo apostrofa come l'inventore stesso dei "fondi avvoltoio", una tesi che però non ha trovato eco alla Corte Suprema americana. In Aula "l'avvoltoio" Mr. Singer ha avuto in questi giorni di nuovo ragione: la massima corte statunitense ha confermato una sentenza che gli dà diritto a un pagamento da circa 1,5 miliardi, un profitto in dollari che Buenos Aires ha stimato in più del 1.600 per cento.

Fin qui il Mr. Hyde della finanza. L'altro volto di Singer, quello di Dr. Jekyll della filantropia, è forse meno noto ma è altrettanto rilevante. Sostiene la Harvard Graduate School of Education e ha creato il Premio Singer per l'eccellenza tra gli insegnanti delle scuole superiori. Finanzia il progetto VH1 Save The Music come la mensa per i poveri di New York, la Food Bank, e progetti di sviluppo nel quartiere afroamericano di Harlem. Dona alla polizia e soprattutto al National Gay and Lesbian Task Force Action Fund. Suo figlio ha sposato il partner in un matrimonio gay in Massachusetts e lui ha finanziato la causa della legalizzazione del matrimonio omosessuale anche a New York e in circoli repubblicani poco propensi ad ascoltarlo.

Ha infine firmato il Giving Pledge, orchestrato da Warren Buffett e Bill Gates: l'impegno a devolvere in beneficenza - e non lasciare in eredità - oltre metà del proprio patrimonio personale «per affrontare i grandi dilemmi sociali ed economici del nostro tempo». Paul Singer, però, non ha rimorsi sui bond di Buenos Aires, che, nonostante un'economia in seria difficoltà, ritiene abbia le risorse necessarie a pagare. Per l'Argentina, lui, non piange di sicuro.

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