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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2014 alle ore 17:09.
L'ultima modifica è del 26 luglio 2014 alle ore 19:43.

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Carlo Tavecchio, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e -finora- maggior candidato per la presidenza della Federazione Italiana Gioco Calcio (Figc) in sostituzione di Giancarlo Abete, cerca di arginare la polemica dopo le sue dichiarazioni di venerdì sugli stranieri che giocano in Italia. «Nel mio discorso di ieri, in maniera impropria e per questo mi scuso ancora una volta - ha dichiarato sabato in una nota - mi riferivo al fatto che sono a favore dell'integrazione, ma al contempo rinnovo la necessità di scoraggiare l'utilizzo di calciatori che non migliorano la qualità del nostro campionato. Come scritto nel mio programma elettorale, se sarò eletto Presidente della Figc, la Federazione condurrà una politica fattiva contro ogni discriminazione. Accetto tutte le critiche ma non l'accusa di razzista perché la mia vita testimonia l'esatto contrario».
La polemica è nata dopo le dichiarazioni di Tavecchio di venerdì: «L'Inghilterra - aveva detto - individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che Opti Poba è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene cosi». Frasi poi corrette dallo stesso Tavecchio: «Parlavo del curriculum».

Ambienti vicini a Delrio: il sottosegretario è «fortemente irritato»
C'è forte irritazione da parte del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Graziano Delrio in merito alla parole di Carlo Tavecchio. È quanto circola in ambienti a lui vicini che ricordano come il sottosegretario abbia sempre tenuto una posizione equidistante sui candidati alla Figc nel rispetto dell'autonomia della federazione, raccomandando ad entrambi di lavorare su un programma. Negli stessi ambienti, a proposito dell'irritazione nei confronti di Tavecchio, si ricorda che il sottosegretario Delrio ha guidato fino allo scorso anno la campagna per i diritti della cittadinanza dei giovani stranieri nati e cresciuti in Italia ("L'Italia sono anche Io") e che ha promosso iniziative contro il razzismo e per l'intercultura.

Gli interventi «contro»
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La precisazione non è però bastata ai democratici, che partono all'attacco.
Stefano Bonaccini, responsabile enti locali Pd, incalza: «I problemi del calcio e dei vivai e possibili soluzioni si possono indicare senza parlare di mangiatori di banane? Passo indietro no?». Stessa richiesta da Davide Faraone, renziano e responsabile welfare del partito: «Tavecchio non può fare il presidente della Fgci. Sono state svuotate le curve e sospese partite, per parole così. Non avrebbe credibilità». E anche il coordinatore del settore sport Luca Di Bartolomeni dice su Twitter: «Un passo indietro». Quindi, Roberto Morassaut, deputato: «Il signor Tavecchio, candidato a ricoprire il ruolo di presidente della Federcalcio, dovrebbe ritirarsi dopo le sue indegne dichiarazioni di ieri». Rincara la dose anche un altro parlamentare del Pd, Danilo Leva, che commenta su Facebook: «Da chi si candida a rappresentare l'intero movimento del calcio italiano mi aspetterei parole diverse da allusioni razziste». E il senatore del Pd Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione, Cultura e Sport di Palazzo Madama: «Battute di cattivo gusto e a sfondo razzista non sono titoli richiesti per presiedere la Figc. Il calcio italiano ha molti problemi da questo punto di vista, i suoi vertici devono avere credibilità ed autorevolezza per contrastarli. Il presidente Carlo Tavecchio ha dimostrato di non avere queste doti». Ancora più secca la reazione di Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia Libertà, su twitter: «Nessuna gaffe. Solo razzismo. Solo ignoranza. Solo volgarità. Questo non può fare il presidente di nulla. #Tavecchiovattene».

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