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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2014 alle ore 12:32.
L'ultima modifica è del 27 luglio 2014 alle ore 17:21.

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Dopo un primo ritardo iniziale,a lle 12,24 è arrivato il colpo di sirena che ha segnalato l'ingresso in porto della Concordia. Le fasi della manovra per l'arrivo nel porto di Voltri hanno visto il relitto trainato fino a un miglio dalla costa dal rimorchiatore oceanico Blizzard, a prua. Poi questo è stato sostituito dai due rimorchiatori di Genova (il Messico e il Norvegia); altri due mezzi della Rimorchiatori Riuniti (Svezia e Spagna) erano di poppa. A quel punto la prua è stata portata verso Voltri e i due rimorchiatori Svezia e Spagna hanno trainato di poppa la Concordia nello scalo di Pra'. Nella fase più delicata dell'avvicinamento si sono appoggiati allo scafo altri quattro rimorchiatori del porto di Genova, in altrettanti punti delle murate.

«In questi due anni e mezzo – afferma il capo della protezione civile, Franco Gabrielli – abbiamo seguito con attenzione le vicende di questa azienda che porta il tricolore nel mondo. Ho avuto, all'inizio, non poche preoccupazioni che questa vicenda incidesse sul futuro dell'azienda. Se la società non avesse retto, se il privato non avesse continuato a svolgere la azione, la nave non solo oggi sarebbe ancora al Giglio ma sarebbe rimasta lì per chi sa quanto tempo ancora».

Per il prefetto, la buona riuscita dell'operazione è dovuta soprattuto a due elementi: «un privato solido e rispettoso degli impegni presi e un pubblico che, senza sterili polemiche ha esercitato il ruolo di controllore. Il privato, in generale, ha bisogno di un pubblico che non rappresenti un elemento di freno ma garantisca una corretta applicazione delle regole. Credo che, nella vicenda di Concordia, quanto ho detto sia stato realizzato». Poi il prefetto si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Sono dispiaciuto per quelli che aspettavano questo giorno per dire "io l'avevo detto". Nomi? Basta guardare le rassegne stampa per trovarne a bizzeffe. Più che remare contro, in molti hanno pensato ad affari propri. Altri hanno pensato a coprirsi le spalle rispetto a responsabilità che immaginavano di avere. Bisogna dare una parola definitiva, l'unica soluzione credibile con le tempistiche che volevamo e con l'obiettivo di mantenere in Italia la nave, era Genova. Altre soluzioni non ce n'erano. La più grande amarezza che ho provato in questi due anni e mezzo, è che qualcuno con compiti di responsabilità (il riferimento è al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ndr), quindi con grande irresponsabilità, abbia potuto soltanto immaginare o adombrare che l'azione mia, si rifacesse a un interesse particolare. Non lo consentirò mai a nessuno, sono infamità».

Alle parole di Gabrielli fanno da contraltare quelle dell'ad di Costa, Michael Thamm, il quale ha confermato l'impegno del gruppo in Italia: «noi giochiamo un ruolo importante – afferma - nell'economia italiana e continueremo a svolgerlo». E aggiunge: «Solo un'azienda forte poteva sopravvivere a questo tipo di sfida. E la nostra è un'azienda molto forte. Abbiamo fatto tutto quello che avevamo promesso di fare; la nostra è un'impresa italiana che fa parte di un grande gruppo internazionale quotato alla borsa di New York (Carnival) ma non dimentichiamo che svolge un ruolo economico importante in Italia».

E alla soddisfazione del manager si aggiunge quella del ministro dell'ambiente, Gian Luca Galletti, il quale chiosa: «se ognuno fa il proprio mestiere son responsabilità i risultati arrivano. Questo Paese è in grado di fare grandissime operazioni. Il risultato ottenuto con Concordia, fermo restando che questo non è un giorno di festa perché all'origine di questa operazione c'è un dramma, è stato eccezionale; l'Italia ha dimostrato di poter fare operazioni uniche al mondo. Inoltre è stato un successo dal punto di vista ambientale: non si sono avuti versamenti, nessun inquinamento». Galletti ironizza, poi, sulle preoccupazioni, in merito, della Francia: «Gli amici francesi devono imparare a fidarsi di più». E conclude: «Costa Crociere ha fatto il suo lavoro e lo ha fatto con grande serietà». Quanto alle misure da prendere per il futuro, «di fronte a quello che è capitato al Giglio – precisa Galletti - non c'è risposta. È imperizia allo stato puro, la manovra che è stata fatta non si poteva fare. Già il Governo di allora ha preso alcune misure di restrizione della navigazione, noi stiamo aumentando i controlli perché tutte le regole vengano rispettate».

Entro le 17 di oggi, spiegano i tecnici impegnati nell'operazione Concordia, saranno in posizione tutti i 12 cavi di ormeggio del relitto e le panne ( per salvaguardare il mare da eventuali versamenti inquinanti) più leggere. Da domani saranno posizionate le panne più grandi, da 26 metri. Alle 15,40 è stata firmato l'atto di consegna della proprietà della nave che è passata da Costa Crociere al consorzio temporaneo d'impresa Saipem - San Giorgio. Il quale, da quel momento, è diventato a tutti gli effetti proprietario responsabile del relitto all'ormeggio.

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