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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2014 alle ore 17:20.
L'ultima modifica è del 28 luglio 2014 alle ore 17:34.
NEW YORK - Lo spettro di un nuovo default dell'Argentina potrebbe trasformarsi in drammatica realta' questa settimana se non verra' trovato un accordo in extremis tra Buenos Aires e gli hedge fund statunitensi.
Con lo scoccare della mezzanotte di mercoledi' 30 luglio scade infatti il periodo di grazia concesso al Paese latinoamericano per pagamenti su titoli del debito sovrano. E nuovi appuntamenti negoziali tra le parti non sono previsti oggi ma soltanto domani: una delegazione del governo argentino incontrera' i rappresentanti degli hedge attraverso il mediatore nominato dal tribunale di New York, Daniel Pollack. Un eventuale secondo default in 13 anni rappresenterebbe un record negativo dalla conseguenze imprevedibili, per Buenos Aires e per i mercati finanziari.
La delegazione argentina a New York e' guidata dal Segretario alle Finanze Pablo Lopez, che ha già incontrato il mediatore nelle scorse settimane. "Tutti i negoziati legati a una questione estremamente complessa come questa richiedono tempo", ha dichiarato il capo dello staff Jorge Capitanich, a sua volta gia' parte del negoziato.
In assenza di un'intesa con gli hedge fund statunitensi ribelli, che hanno rifiutato finora sconti sul debito, Buenos Aires non sara' in grado di tener fede neppure ai pagamenti dovuti sui titoli ristrutturati negli anni scorsi, dopo il default dichiarato nel 2001. Una sentenza del giudice di New York Thomas Griesa, confermata dalla Corte Suprema, li consente unicamente se verra' contemporaneamente risolto il contenzioso con gli investitori ribelli, che chiedono invece un rimborso pieno delle obbligazioni in loro possesso, stimato in 1,33 miliardi piu' interessi. Trattative a oltranza tra le parti, ordinate dalla corte nei giorni scorsi, finora sono state senza esito.
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