Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2014 alle ore 07:26.
L'ultima modifica è del 30 luglio 2014 alle ore 22:45.

My24
Il ministro dell'Economia argentino Kicillof (Ap)Il ministro dell'Economia argentino Kicillof (Ap)

New York - Il conto alla rovescia verso una nuova crisi del debito è ormai agli sgoccioli per l'Argentina. Se nel nuovo round negoziale oggi e domani a New York con i creditori ribelli non verrà trovato un accordo, Buenos Aires finirà automaticamente in default, per la seconda volta in 13 anni. Un record. Perché la giustizia statunitense, davanti alla quale il caso è stato dibattuto, ha deciso che il governo di Cristina Kirchner potrà effettuare i pagamenti dovuti entro domani notte su titoli ristrutturati del debito sovrano soltanto se pagherà contemporaneamente gli hedge fund che non hanno invece accettato la ristrutturazione, una sentenza finora respinta da Buenos Aires. E, potenzialmente, l'apertura della crisi potrebbe dar vita a un'irrefrenabile valanga di richieste di pagamenti da parte di un esercito di creditori, stimati fino a 29 miliardi di dollari, pari al totale delle obbligazioni che ha emesso in valuta internazionale e in grado di svuotare le casse del Paese di valuta pregiata.

Mentre secondo Standard & Poors l'Argentina è già in default. Lo ha affermato l'agenzia che ha tagliato il rating di Buenos Aires a selective default da CCC-

Le cifre della disputa
Il governo argentino deve versare 539 milioni di dollari in interessi su 13 miliardi di dollari in titoli al 2033 del debito ristrutturato, dopo il default su cento miliardi di obbligazioni in valuta estera dichiarato nel 2001. La scadenza è il 30 luglio, al termine di un periodo di grazia. Buenos Aires ha trasferito in realtà i fondi necessari presso la Bank of New York Mellon, ma questi sono stati congelati dal giudice Thomas Griesa finché non sia stato risolto anche il contenzioso con gli investitori che hanno rifiutato gli accordi di ristrutturazione. Una cordata di hedge fund americani chiede il pagamento integrale di vecchi bond per 1,3 miliardi di dollari, una cifra che sale a 1,5 miliardi con gli interessi.

La saga giudiziaria
I bond argentini denominati in dollari sono soggetti alla giurisdizione americana. Qui il tribunale del giudice Griesa ha dato ragione ai fondi statunitensi, che hanno accusato il governo argentino di violare i suoi obblighi mentre Buenos Aires ha contrattaccato denunciando i fondi come spregiudicati speculatori, o «avvoltoi». Il caso è arrivato nei mesi scorsi fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti che ha confermato la sentenza di Griesa. Le parti sono così tornate davanti al magistrato, che ha ordinato negoziati a oltranza con un mediatore di sua nomina, Daniel Pollack, finora senza esito. Griesa ha tuttavia respinto finora le richieste dell'Argentina di ulteriori rinvii per dare maggior tempo al negoziato.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi