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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2014 alle ore 10:34.
L'ultima modifica è del 31 luglio 2014 alle ore 21:07.

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Veleni nel Pd: «Tornano i 101»
Nonostante i tentativi di chiarire che la norma approvata non stravolge il testo, è comunque caccia ai franchi tiratori. «A volte ritornano (cit) #laricaricadei101», scrive su twitter l'europarlamentare Pd Pina Picierno. Non è l'unica ad alludere al fantasma che turba i dem dalla mancata elezione al Quirinale di Romano Prodi. Francesco Nicodemo,
responsabile comunicazione del partito, twitta: «Andiamo avanti senza paura, perché nonostante #laricaricadei101 cambieremo in meglio questo Paese. #Crudeliastaiserena». Dalla segreteria gli fanno eco Davide Faraone («Si conferma la legislatura dei 101. Ma noi siamo più determinati») e la numero due del partito, Debora Serracchiani: «Abbiamo sempre detto che sarebbe stato un percorso difficile e complicato, ma siamo determinati ad andare fino in fondo». Mentre il sottosegretario alle Riforme, Ivan Scalfarotto, si scaglia contro «la Santa Alleanza controriformista». L'ex segretario Pd Pier Luigi Bersani ironizza: «Spiacevole davvero il voto al Senato. Ma sui 101 andiamo cauti. Lì l'esperto sono io». E il leader della minoranza democratica, Pippo Civati, chiede: «Già stanno dicendo che sono tornati i 101. Ma non è che lo stanno dicendo i 101? I fautori delle larghe intese e dei patti segreti?».

Respinti i tentativi di evitare il voto segreto
Prima del voto che ha scatenato le polemiche, il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda, aveva chiesto al presidente Grasso di rivedere la decisione sul voto segreto, sostenendo che non fosse ammissibile quando si parla di «procedure legislative». Donato Bruno (Fi) gli aveva dato manforte chiedendo la convocazione di nuova Giunta per il regolamento. Ma Grasso ha respinto la richiesta, sollecitando la conferma della volontà di voto segreto da parte di almeno venti senatori: hanno risposto all'appello in 89.

Riunione della direzione Pd nel pomeriggio
L'incidente di percorso sarà sicuramente al vaglio della direzione del Pd convocata da Renzi proprio per fare il punto sulle riforme. Ieri Civati aveva polemizzato per l'assenza dei senatori, cui è stato chiesto di restare a Palazzo Madama per le votazioni.

Di Maio (M5S) a Grasso: «Ordine costituzionale in pericolo»
I Cinque Stelle gongolano per il voto segreto. E in una lettera aperta pubblicata oggi sul blog di Beppe Grillo, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha attaccato proprio Grasso: «In questi giorni mi sta facendo capire quanto il nostro ordine costituzionale possa essere in serio pericolo». Infine l'appello: «Credo che lei sia ancora in tempo per ripensarci, nonostante le scomposte e improprie ingerenze di Palazzo chigi e del Quirinale. Credo che lei sia ancora in tempo per evitare questo scempio».

Boldrini: «Bicameralismo perfetto non funziona ma si apra al dialogo»
Alla cerimonia del Ventaglio la presidente della Camera, Laura Boldrini, è intervenuta nel dibattito: «Ci sono due criteri su cui c'è un'ampia condivisione: il bicameralismo perfetto non funziona più e bisogna ridurre il numero dei parlamentari». Ma la presidente non ha risparmiato critiche al testo all'esame del Senato (aumentare le firme necessarie per le proposte di iniziativa popolare, dice ad esempio, «non è saggio») e ha invitato ad aprire al dialogo «per poter recepire il meglio, per poter avere un prodotto che sia migliore rispetto a quello attuale». Per lo stesso motivo critica la legge elettorale: «Se vogliamo che aumenti la partecipazione non possiamo concepire di escludere formazioni che raggiungono 2 milioni elettori e dire che contano nulla. La soglia dell'8% credo stimoli poco la rappresentanza, taglia fuori e non include un pezzo di società».

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