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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2014 alle ore 18:26.
L'ultima modifica è del 01 agosto 2014 alle ore 08:25.

Cottarelli? «Noi la spending la facciamo anche se se ne va»
Davanti alla minaccia di Carlo Cottarelli di lasciare l'incarico di commissario alla spending review, Renzi non si straccia le vesti: «Rispetto e stimo Cottarelli: farà quel che crede. Ma non è Cottarelli il punto fondamentale: la spending review la facciamo anche se va via, dicendo con chiarezza che i numeri sono quelli. Nel 2015 sono previsti risparmi per 16 miliardi, con i quali porteremo al 2,3% il rapporto deficit-Pil».
Economia: «Non avremo la ripresa europea che ci aspettavamo»
«Lo spread a 150 - sottolinea Renzi - comporta un risparmio evidente per la Pa, ma questo non è sufficiente a risolvere i problemi del rapporto debito-Pil, soprattutto se la crescita
continua a essere bassa. Non siamo nelle condizioni di avere quel percorso virtuoso che immaginavamo di avere». Più avanti, nella replica, chiarisce il concetto: «Si pensava a una ripresa a livello europeo che non sta arrivando o sta arrivando in modo meno forte». È l'Europa, dunque, il luogo in cui fare battaglia. E il premier sostiene che già ci sono stati «elementi di successo, come l'aver ottenuto quel documento sulla flessibilità che ha portato Jean-Claude Juncker a dire dei 300 miliardi per investimenti. Poi magari non lo farà, ma resta il fatto che l'Europa deve cambiare approccio». Non perché «noi abbiamo bisogno di tempo ma perché sennò salta l'Eurozona».
«Non molliamo di mezzo centimentro»
Per questo bisogna «fare di più e meglio». In Europa e anche in Italia. Il Governo, assicura Renzi, non intende fare passi indietro. «Noi ci siamo impegnati come Pd, passo dopo passo, giorno dopo giorno, con calma ma con decisione, a fare tutte le riforme. E su questo noi non molliamo. Non molliamo di mezzo centimetro. Il punto fondamentale nell'operazione mille giorni, che parte a settembre e finisce il 28 maggio del 2017, è che noi le mettiamo tutte in fila, piaccia o non piaccia, canguri o lumache, polemiche e non polemiche, noi arriviamo là dove dobbiamo arrivare. Questo è un messaggio che dà un senso al 40,8%, che non è una coccarda da mettere al petto ma impegno quotidiano da mandare avanti». E ancora: «Se la politica è in grado di riformare se stessa allora potremo andare dai tecnici a dire che non si può cedere al ricatto della tecnocrazia e burocrazia».
Bonus di 80 euro, le coperture ci saranno
Sempre nella replica, Renzi difende il bonus Irpef di 80 euro: «Non sono il tentativo di dire "prendiamo la bacchetta magica e rimettiamo in moto la competitività del Paese", sono innanzitutto giustizia sociale in un Paese in cui per anni si sono aumentati gli stipendi ai manager e si sono lasciate le famiglie e il ceto medio a morire». E aggiunge: «Per il 2015 siamo sicuri che abbiamo le coperture, alla faccia dei gufi».
Ue: il Pse ha il diritto di esprimere l'alto rappresentante per la politica estera
Nella lunga parentesi che il presidente del Consiglio dedica alla politica europea e internazionale, non manca una stoccata al presidente della Commissione Ue Juncker che frena sulla nomina di Federica Mogherini a Lady Pesc. «Diciamo all'Europa che il Pse non ha il diritto di esprimere l'alto rappresentante per la politica estera, ma il dovere, in un quadro in cui la presidenza è andata a Juncker», sottolinea Renzi. Il premier respinge poi l'accusa di essere filo-russi per motivi economici e, sul conflitto tra Israele e palestinesi, ragiona: «C'è un'unica carta che oggi va giocata ed è la proposta egiziana di cessate il fuoco».
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