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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2014 alle ore 19:30.
L'ultima modifica è del 01 agosto 2014 alle ore 19:38.

"Canguro" ed aula semivuota velocizzano i lavori
In un clima di dura contrapposizione, a metà mattina si è concluso l'esame degli emendamenti sugli articoli aggiuntivi all'1, e si è passati alle proposte di modifica relative all'articolo 2. Per la prima volta dall'approdo in Aula delle riforme, il presidente Grasso ha quindi passato il testimone per circa due ore alla vice-presidente Valeria Fedeli (Pd). L'abbandono dell'Aula dei partiti che maggiormente si oppongono alla riforma ha dato un leggero sprint al voto sugli emendamenti sulla composizione e l'elezione del Senato. Dopo due voti è scattato infatti il "canguro" su 1.295 emendamenti, con un salto di oltre 560 pagine di proposte di modifica. Sulle proposte di modifica c'è sempre il parere contrario di relatori e Governo.
M5S e Lega e Sel sulle barricate: dopo le proteste l'abbandono dell'Aula
Questa mattina, con un bavaglio per protesta contro il presidente Grasso, imitato dai colleghi, il capogruppo M5S Vito Petrocelli ha annunciato l'intenzione del suo partito di abbandonare i lavori: «A queste condizioni il gruppo del M5S non parteciperà ad alcun lavoro e non voteremo più nessuno degli emendamenti». Il leghista Sergio Divina fa un annuncio simile: «Noi usciremo da questa aula. O si cambia registro e si va avanti su binari diversi, altrimenti, non è un Aventino, ma non possiamo più partecipare ai lavori». Al M5S e Lega si unisce presto anche Sel. «Lasciamo i lavori perché non sono garantite le condizioni per un confronto democratico», ha spiegato la capogruppo Sel e relatrice di minoranza Loredana De Petris.
Petrocelli (M5S) spiega il rientro in Aula: ristabilite condizioni per dibattito
La protesta si chiude solo a fine mattinata, dopo una mediazione del presidente Grasso incentrata sui tempi concessi alle opposizioni per intervenire sugli emendamenti tenendo conto del contingentamento del dibattito imposto dalla maggioranza. «I tempi erano stati cancellati, non c'erano condizioni di dibattito democratico, se rientriamo e perché c'è già di nuovo la possibilità di affrontare in maniera serena le questione legittime degli emendamenti presentati», ha spiegato il grillino Petrocelli spiegando le ragioni del rientro in Aula delle opposizioni (tranne Fi, che non ha mai lasciato i lavori). «Finché il dibattito sarà riportato nei limiti della corretta dialettica parlamentare, voteremo - ha concluso - in caso contrario lasceremo alla maggioranza responsabilità, che consideriamo comunque arrogante, di votarsi la riforma da sola».
Pugno di ferro della presidenza sulla conduzione del dibattito
Le critiche e gli attacchi non hanno smosso il presidente Grasso, intenzionato ad imporre una stretta al dibattito, velocizzando al massimo il ritmo delle votazioni e rispettando al secondo i tempi contingentati previsti per il dibattito in assembla: «Il guanto di velluto non è servito finora, mi dispiace». Il presidente ha anche preannunciato un comportamento estremamente rigoroso nei confronti di tutti i parlamentari che non si atterranno strettamente al regolamento, con il chiaro intento di evitare altri disordini e perdite di tempo, ricordando che il suo operato sarà giudicato dagli accadimenti in Assemblea.
Grasso sugli incidenti in Aula: condotte inaccettabili
In apertura di seduta, il presidente Pietro Grasso ha stigmatizzato gli incidenti avvenuti ieri sera in Aula annunciando un'istruttoria nei confronti dei responsabili (i senatori Centinaio, Divina, Consiglio, Candiani, Arrigoni, Bisinella, Crosio, Tosato, Stefani, Bellot, e Munerato) dopo i tumulti durante la seduta di ieri sera. Nel corso della bagarre notturna, che ha richiesto l`intervento dei questori e degli assistenti d`aula, due senatori, Laura Bianconi del Ncd e Nunziante Consilio della Lega Nord hanno subito contusioni che hanno richiesto accertamenti medici. Sotto accusa in particolare i senatori leghisti, che «disattendendo i richiami della presidenza hanno causato disordini, impedendo il prosieguo dell'assemblea. Tali condotte sono inaccettabili per il decoro istituzionale e minano la dignità del Senato».
Attesa dopo le aperture di Renzi sull'Italicum
Dal voto di oggi potrebbero arrivare indicazioni importanti: di nuovo, infatti, c'è l'impegno del premier, formalizzato ieri in Direzione Pd, a rivedere l'Italicum con l'innalzamento delle soglie e l'eventuale introduzione delle preferenze. Apertura che potrebbe cambiare l'atteggiamento sulle riforme di Sel, ma anche compattare il Pd dopo le polemica sui 101 che ieri si era riaperta in occasione del voto segreto al Senato.
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