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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2014 alle ore 19:21.
L'ultima modifica è del 02 agosto 2014 alle ore 19:31.

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Giancarlo Galan resta in carcere per le accuse di corruzione nell'inchiesta Mose: dopo quattro ore di camera di consiglio i giudici hanno respinto le richieste della difesa dell'ex governatore, che chiedeva la scarcerazione o almeno gli arresti domiciliari. I giudici hanno accolto gran parte dell'ordinanza sui presunti illeciti attribuiti a Galan dopo il 22 luglio 2008 ma hanno respinto le contestazioni fatte dal Gip Alberto Scaramuzza per fatti antecedenti a quella data, tra i quali i finanziamenti per le campagne elettorali e i lavori per il restauro della villa dell'ex Governatore.

Ex governatore del Veneto e deputato di Fi Giancarlo Galan e' stato arrestato il 22 luglio scorso nell'ambito dell'inchiesta sul Mose, progetto di dighe mobili ideato per difendere Venezia dall'acqua alta, con l'accusa di aver ricevuto fondi illeciti per milioni di euro dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn). La vicenda viene alla ribalta il 4 giugno scorso, quando la Procura di Venezia emette cento avvisi di garanzia e 35 provvedimenti restrittivi in carcere o ai domiciliari. Per Galan, che é parlamentare, viene chiesta alla Camera l'autorizzazione all'arresto.

Il 14 luglio l'ex governatore del Veneto viene ricoverato per accertamenti all'ospedale Este di Padova per una frattura al perone e alla tibia che crea complicazioni circolatorie e cardiache. Chiede alla Camera di rinviare a settembre il voto d'aula sul suo caso, per avere la possibilità di partecipare e prendere la parola. Viene concessa una dilazione di una settimana, non di più, e la votazione viene fissata per il 22 luglio. Poche ore prima del voto, l'ospedale lo dimette. Così, quando Montecitorio dice sì all'arresto, l'esponente di Fi viene trasferito in carrozzella direttamente al centro clinico del carcere di Opera. Nella stessa giornata gli avvocati di Galan, Antonio Franchini e Niccolò Ghedini, presentano la richiesta per gli arresti domiciliari.

Il 23 luglio vengono decisi anche approfondimenti sul ricovero e la Guardia di Finanza di Venezia acquisisce una copia della cartella clinica dell'ex governatore. Il 25 luglio Galan viene interrogato dal gip di Milano Cristina di Censo, nel centro clinico del carcere di Opera, ma l'esponente di Fi, che la mattina stessa aveva consegnato una memoria difensiva, si avvale della facolta' di non rispondere e consegna un memoriale.
La vicenda di Galan fa parte di un'operazione che ha portato all'arresto di 35 persone, tra i quali anche l'ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, e l'ex assessore alle Infrastrutture del Veneto, Renato Chisso. Nell'ambito della stessa inchiesta e' stato arrestato anche Marco Milanese, ex deputato Pdl ed ex braccio destro dell'ex ministro Giulio Tremonti, accusato anche lui di corruzione.

L'avvocato Antonio Franchini, che ha incontrato Giancarlo Galan nel carcere di Opera dopo la decisione del Tribunale del riesame che ha rigettato la richiesta di scarcerazione, non nasconde la sua delusione: "Ci aspettavamo una decisione diversa che, almeno, riconoscesse i domiciliari". Tuttavia, aggiunge, "Finalmente è stata riconosciuta la prescrizione per l'80% dei presunti fatti ed ora ci concentreremo su quelli residui".

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