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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2014 alle ore 15:08.
L'ultima modifica è del 03 agosto 2014 alle ore 16:17.

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La scomparsa del posto fisso, l'avanzata del lavoro con data di scadenza. In cinque anni, tra il 2008, inizio ufficiale della grande crisi, al 2013, in Italia sono evaporati un milione di posti di lavoro, con un crollo dei contratti di lavoro a tempo indeterminato (-46,4%), che hanno lasciato il posto ai contratti a tempo determinato, aumentati del 19,7 per cento. Il volto nuovo del mercato del lavoro che emerge dall'ultimo studio del Servizio Politiche del lavoro Uil, coordinato dal segretario confederale Guglielmo Loy, è confermato dai dati sul I trimestre 2014: 4 attivazioni su 5 sono temporanee e i contratti a termine, circa 1.583.808, sfiorano il 67% sul totale. Il 17% delle assunzioni sono a tempo indeterminato (418.396), l'8% le collaborazioni (189.922) mentre l'apprendistato si ferma a quota 2,4% (56.195).

Avvio al lavoro: due milioni di procedure in meno in 5 anni
Il prevalere del lavoro precario su quello stabile è un trend costante e apparentemente inarrestabile, effetto inequivocabile della recessione in atto, puntualmente registrato dai dati relativi ai rapporti di lavoro attivati dalle imprese e comunicate negli ultimi anni al ministero del Lavoro. I contratti a tempo sono passati dal 72,7% del totale dei contratti sottoscritti nel 2008 all'80,9% del 2013, mentre il peso di quelli stabili, dal tempo indeterminato all'apprendistato, è calato dal 27,3% al 19,1 per cento. Altro dato significativo riguarda l'avvio al lavoro da parte delle aziende: dalle 11 milioni di procedure attivate nel 2008 ai 9 milioni di casi del 2013. Le cattive notizie, in questo caso, arrivano dal dato sulle cessazioni dei rapporti di lavoro. Nel 2013 si sono chiusi 9,8 milioni di rapporti,con un saldo negativo rispetto alle attivazioni di oltre 157mila.

Gli effetti della riforma Fornero del 2012 sul fronte licenziamenti
Lo studio Uil fa anche il punto sugli effetti della riforma Fornero del 2012 sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (che da norma sulla "Reintegrazione nel posto di lavoro" è passata a regolare ka " Tutela del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo"). Nel 2012 anno della riforma, i licenziamenti sono stati 1 milione e 38mila, scesi del 10% nel 2013 (927mila175), che è comunque il 15,6% in più di quanto registrato nel 2009. Discesa vertiginosa invece, per le dimissioni che nel biennio 2012-2013 sono calate di 400mila. Un effetto, scrive il Report Uil, dovuto principalmente al blocco sostanziale dei pensionamenti disposti dalla legge Fornero e da una stretta normativa sulle dimissioni in bianco. In generale comunque, oltre la metà delle cessazioni di contratto ha riguardato i lavoratori under 44 e la cessazione del ''termine'' è stato il 65% dei motivi alla base della chiusura dei rapporti di lavoro. Circa 1/3 dei contratti cessati è comunque durato non più di 1 mese.

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