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Questo articolo è stato pubblicato il 15 agosto 2014 alle ore 10:11.
L'ultima modifica è del 15 agosto 2014 alle ore 16:36.

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Dopo il grido di ieri contro le guerre e l'invito alla riconciliazione per l'intera Asia, proprio mentre saliva la tensione tra le due Coree, papa Francesco oggi è tornato ad attaccare gli effetti perversi di uno sviluppo senza valori. «I cristiani della nazione - ha detto nell'omelia della messa celebrata nel World Cup Stadium di Daejeon, dove si svolge la Giornata asiatica della gioventù - respingano i modelli economici disumani che creano nuove forme di povertà ed emarginano i lavoratori». E con loro «la cultura della morte che svaluta l'immagine di Dio, il Dio della vita, e viola la dignità di ogni uomo, donna e bambino». Poi il papa ha incontrato i 6mila giovani riuniti nel santuario di Solmoe e li ha invitati a pregare insieme in silenzio «per l'unità delle due Coree». Senza dimenticare l'Iraq. «Il mio cuore sanguina quando penso ai bambini in Iraq», ha twittato. «La Madonna, nostra Madre, li protegga».

L'esempio della Chiesa di Corea
Bergoglio, arrivato in treno da Seul, ha pregato perché la Chiesa di Corea - unica al mondo a essere stata fondata da laici e unica ad attrarre nuovi fedeli tra i Paesi industrializzati - possa essere «lievito all'intera società coreana». Di qui l'auspicio che siano proprio i cristiani a farsi portatori di un modello diverso e ad agire come «una forza generosa di rinnovamento spirituale in ogni ambito della società». L'invito è a una mobilitazione fattiva: «Combattano il fascino di un materialismo che soffoca gli autentici valori spirituali e culturali e combattano lo spirito di sfrenata competizione che genera egoismo e conflitti». Il papa ha chiesto di utilizzare la speranza cristiana come antidoto contro «lo spirito di disperazione che sembra crescere come un cancro in mezzo alla società, che è esteriormente ricca, ma che tuttavia spesso sperimenta amarezza interiore e vuoto». Una disperazione che ha colpito proprio i più giovani.

Il ricordo del naufragio del traghetto Sewol
Durante l'Angelus a fine messa il papa e i 50mila fedeli hanno pregato per le oltre 300 vittime del naufragio del traghetto Sewol, avvenuto il 16 aprile scorso nelle acque della Corea del Sud: 293 studenti morti e 10 dispersi su 476 persone a bordo, una ferita aperta nel Paese. Seul e i dintorni di Daejeon sono costellati di nastri gialli in memoria della tragedia, causata dall'avidità dell'armatore e dalla connivenza di chi avrebbe dovuto effettuare i controlli e si lasciò corrompere. Il papa ha affidato «alla Madonna, Regina del Cielo tutti coloro che hanno perso la vita nell'affondamento del traghetto» e tutti coloro che ancora soffrono, accettando di battezzare domattina il padre di uno dei ragazzi morti. Sempre alla Madonna si era rivolto Francesco stamattina con un tweet: «Maria, Regina del Cielo, aiutaci a trasformare il mondo secondo il progetto di Dio».

Il messaggio ai giovani: no all'idolatria della ricchezza e del potere
Nel Santuario di Solmoe il papa ha incontrato oltre 6mila giovani in festa, di cui 4mila coreani, riuniti per la Giornata asiatica della gioventù. «Vicino a noi - ha osservato Bergoglio - molti nostri amici e coetanei, anche se circondati da una grande prosperità materiale, soffrono di povertà spirituale e silenziosa disperazione». Colpa, per il papa, dell'«idolatria della ricchezza, del potere e del piacere»: «Sembra quasi che Dio sia stato rimosso da questo orizzonte. È quasi come se un deserto spirituale si stesse propagando in tutto il mondo». Per fermarne l'avanzata spetta ai giovani adoperarsi «ed edificare un mondo in cui tutti vivono in pace e amicizia, superando le barriere, ricomponendo le divisioni, rifiutando la violenza e il pregiudizio».

«Preghiamo insieme per l'unità delle due Coree»
Parlando con i ragazzi, il papa li ha invitati «a pregare insieme in silenzio per l'unità delle due Coree». «Ma ci sono due Coree?», ha aggiunto. «No, c'è una, ma è divisa, la famiglia è divisa. E questo è un dolore». Perché «voi siete fratelli che parlate la stessa lingua».

L'appello ai sacerdoti: abbracciate i peccatori
Il papa ha assistito alla rappresentanzione in "musical" della parabola del figliol prodigo. «Nessuno di noi sa cosa ci aspetta nella vita: possiamo fare cose brutte, bruttissime, ma c'è il padre che ci aspetta», ha detto. «Voi sacerdoti per favore abbracciate i peccatori e siate misericordiosi».

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