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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2014 alle ore 13:54.
L'ultima modifica è del 21 agosto 2014 alle ore 18:51.

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Il dottore-missionario americano Kent Brantly, contagiato ai primi di agosto da Ebola in Liberia, è guarito ed è stato dimesso dall'ospedale dopo essere stato curato per primo con il siero sperimentale Zmapp. Brantly era stato trasferito negli Usa il 2 agosto dopo aver ricevuto una prima dose del siero che sembra quindi aver dimostrato la sua efficacia contro il virus. «Oggi è un giorno miracoloso. Sono emozionato di essere vivo», ha detto in una conferenza stampa Kent Brantly. Il medico è stato curato all'Emory University Hospital di Atlanta. Lo stesso ospedale fa sapere che anche l'altra paziente, la missionaria Nancy Writebol, che aveva contratto Ebola in Liberia, è guarita: martedì 19 agosto è stata dimessa.

Lo Zmapp era stato testato fino ad allora solo sulle scimmie ma le condizioni disperate di Brantly lo indussero ad accettare il trattamento. Da allora Brantly è progressivamente migliorato. Lo stesso siero si è rivelato inutile, invece, per un missionario spagnolo 75enne, Miguel Pajares. Lo Zmapp è stato somministrato anche a una collega di Brantly, l'infermiera Nancy Writebol.

Intanto, il virus continua a mietere vittime in Africa: l'epidemia di Ebola ha fatto finora 1.350 morti con 2.473 casi di malattia da virus in Liberia, Sierra Leone, Guinea e Nigeria. Sono gli ultimi dati dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), secondo cui in due giorni, il 17 e il 18 agosto, sono morte 106 persone.

Il Sudafrica chiude le frontiere
Inoltre, il Sudafrica chiuderà le frontiere ai viaggiatori provenienti da tre Paesi ad alto rischio colpiti dal virus Ebola - Guinea, Liberia e Sierra Leone - «a meno che il viaggio non sia considerato assolutamente essenziale». Lo ha annunciato il governo del Paese.
I sudafricani sono pronti a ritardare gli spostamenti verso questi tre Paesi, mentre i cittadini sudafricani che vorranno tornare dovranno riempire un questionario medico ed eventualmente essere sottoposti a checkup completo.

Medici senza frontiere: la gestione dell'epidemia è un completo disastro
Ma Joanne Liu, presidente di Medici Senza Frontiere (Msf), come riporta il New York Times, punta il dito contro la raccolta dei dati e contro la stessa gestione del problema sanitario. «L'epidemia di Ebola in Africa occidentale è un completo disastro e le agenzie di salute non hanno ancora raggiunto e compreso a pieno il loro scopo. Nessuno ancora ha una reale misura della vastità di questa crisi», afferma sul Nyt. «Non c'è una buona raccolta dei dati - continua - né una sorveglianza sufficiente».

Con i suoi due centri di trattamento in ognuno dei tre Paesi più colpiti dall'infezione (Guinea, Liberia e Sierra Leone), Msf è l'organizzazione che sta trattando più pazienti di tutti. «L'Organizzazione mondiale della sanità, i Centers for Disease Control and Prevention e gli altri gruppi di aiuto - prosegue Liu - dovrebbero essere maggiormente coinvolti nella prevenzione e sorveglianza, tracciando i contatti delle persone malate. Inoltre servono più persone sul campo».

L'epidemia ha portato a una vasta crisi medica. In Liberia, a Monrovia, il sistema sanitario è collassato, dal momento che lavoratori e pazienti fuggono dagli ospedali per paura di Ebola. Il risultato è che «malattie come malaria, polmonite e diarrea - rileva Liu - stanno uccidendo bambini che altrimenti avrebbero potuto essere salvati. Ho saputo dal mio staff che sei donne incinte hanno perso i loro bambini perchè non hanno trovato un reparto di maternità aperto. I miei colleghi sono sopraffatti. In un centro erano in cinque a seguire 100 pazienti».

Il numero di volontari, inoltre, si sta esaurendo e anche se i gruppi di Msf lavorano in zone di guerra, come Gaza, Iraq, Siria e Ucraina, l'Africa Occidentale è l'area più difficile per cui trovare personale. «Bisogna imparare a vivere con la paura - conclude Liu - senza contare che il trattamento e la gestione dei pazienti con Ebola è molto faticosa. Serve una cura costante».

Dalla Gran Bretagna finanziamenti per 8,1 milioni contro epidemia
Il Governo britannico e una fondazione scientifica del Regno Unito hanno lanciato un programma di ricerca sulle modalità di trasmissione dell'Ebola, con un finanziamento di 6,5 milioni di sterline (circa 8,1 milioni di euro). Il ministero per lo Sviluppo internazionale, guidato da Justine Greening, e il Wellcome Trust, braccio istituzionale e di beneficenza di alcune aziende farmaceutiche, cercheranno inoltre di testare nuove modalità di diagnosi della malattia che fra Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria ha già causato la morte di oltre 1.200 persone. La mossa dell'esecutivo di David Cameron arriva anche dopo l'appello di Medecins sans Frontieres, che aveva accusato i leader occidentali di dimostrare «zero interesse» verso la crisi sanitaria - che sta diventando anche di ordine pubblico - nell'Africa occidentale.

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