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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2014 alle ore 12:02.
L'ultima modifica è del 23 agosto 2014 alle ore 20:02.

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(Ansa)(Ansa)

Almeno otto persone sono state ferite oggi a Baghdad in un attacco dinamitardo contro il quartiere generale dei servizi di sicurezza iracheni. Due sarebbero i morti nel colpo contro il quartier generale dell'intelligence del ministero degli Interni, secondo le autorità irachene. L'attentato è stato compiuto da un kamikaze, che ha fatto esplodere il suo veicolo imbottito di esplosivi.

Obama valuterà attacchi aerei in Siria contro Is
Nel frattempo il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, valuterà attacchi aerei in Siria, se saranno necessari a contrastare i militanti sunniti dello Stato islamico. In conferenza stampa, riporta Bloomberg, il vice consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca Ben Rhodes ha detto: «Ogni strategia per affrontare l'organizzazione Isil ha a che fare con entrambi i lati del confine in Iraq e Siria. Mentre Obama non ha ancora approvato simili raid, non ci faremo limitare dalle frontiere».

La rivendicazione di Is: Foley risposta agli attacchi aerei
Le dichiarazioni di Rhodes seguono la decapitazione da parte degli insorti del giornalista americano James Foley. In un video dell'esecuzione, diffuso su Internet, i militanti hanno detto che il gesto è una risposta agli attacchi aerei che gli Usa stanno conducendo contro di loro in Iraq. Secondo le autorità statunitensi, l'uccisione sarebbe avvenuta in Siria. Rhodes ha anche definito la decapitazione del reporter un «attacco terroristico» contro il suo Paese.

La richiesta al Congressoper nuove azioni militari
Lo aveva anticipato il «Washington Post», secondo cui l'amministrazione Obama sta valutando l'ipotesi di chiedere l'autorizzazione del Congresso per nuove azioni militari contro lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante. Il mandato di Camera e Senato «darebbe una giustificazione legale interna all'uso illimitato della forza» contro i jihadisti, dopo che dai vertici militari americani è arrivata la sollecitazione a colpire le loro basi anche in Siria e non più solo nel nord dell'Iraq. Il giornale, che cita una fonte dell'amministrazione, ricorda le ultime autorizzazioni formali da parte del Congresso ad azioni del genere risalgono al 2001, contro al-Qaeda in Afghanistan, ed al 2002 contro l'Iraq di Saddam Hussein. La richiesta al Congresso è una delle opzioni sul tavolo dell'amministrazione. In una conferenza stampa giovedì al Pentagono, il segretario alla Difesa Chuck Hagel aveva definito l'Isil «la minaccia più grande per gli Stati Uniti», mentre il capo degli Stati maggiori riuniti, il generale Martin Dempsey, aveva sottolineato come i jihadisti sunniti possano essere sconfitti solo con raid contro le loro basi anche in Siria.

La rivelazione del «The Sun»: il boia di Foley è un rapper londinese
Il britannico The Sun, in edicola tra qualche ore, pubblica in prima pagina la foto di una ragazzo di 23 anni, definito «ex Dj», che secondo il tabloid di Rupert Murdoch, potrebbe essere il jihadista «John». Si tratterebbe dell'uomo con accento londinese sospettato di aver decapitato il giornalista americano James Foley nel macabro video diffuso il 19 agosto dagli jihadisti sunniti dello Stato Islamico

Gli altri sospettati: chi è il il jihadista John?
Un ex rapper, un hacker e un blogger sono i tre sospettati di essere il boia inglese di James Foley. Oltre alla foto pubblicata dal britannico «The Sun» in prima pagina di una ragazzo di 23 anni, Abdel-Majed Abdel Bary, definito «ex dj», secondo il «Daily Mail», l'antiterrorismo di Londra, per trovare il jihadista «John», si sta concentrando su altre due persone di nazionalità britannica: l'hacker 20enne Abu Hussain Al Britani, di Birmingham, e Abu Abdullah al Britani, un altro 20enne di Portsmouth che sarebbe il "social media manager" dello Stato islamico.
I servizi hanno rivelato che le informazioni contenute nel filmato hanno permesso loro di restringere il cerchio per trovare il boia. I tre inglesi si trovano a Raqqa, in Siria, e potrebbero essere il gruppo spietato dei «Beatles» che, secondo un ex ostaggio, ha il compito di controllare i prigionieri occidentali in Siria e di negoziare.

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