Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2014 alle ore 11:04.
L'ultima modifica è del 26 agosto 2014 alle ore 19:55.

My24
Beppe Grillo (Lapresse)Beppe Grillo (Lapresse)

A tre giorni dal Cdm sulla riforma della giustizia, il M5s chiude definitivamente a qualsiasi confronto con il governo, dopo il no all'incontro in programma giovedì scorso con il ministro Orlando. «Il M5S non parteciperà ad alcuna discussione sulla cosiddetta riforma della giustizia voluta da un pregiudicato i cui obiettivi sono la separazione delle carriere, l'abolizione della obbligatorietà dell'azione penale, la responsabilità diretta dei magistrati, la proibizione della pubblicazione delle intercettazioni e la riduzione dei tempi di prescrizione. Una riforma fatta su misura per i ladri e preceduta da leggi ignobili di Berlusconi durante i suoi governi». E' quanto si legge nel post di apertura del blog di Grillo.

Grillo: M5s non è in vendita
Il leader M5s assicura che il MoVimento non cederà, «nonostante appelli continui di sirene istituzionali avvenuti in questi giorni con telefonate private ai nostri senatori», ad alcuna pressione. «Sirene astenetevi! Noi non siamo in vendita», dice Grillo spiegando che non «siamo un call center del Soccorso Piduista». Sedersi al tavolo con «il manichino Orlando» - aggiunge - vorrebbe dire «riconoscerne la dignità, ma lui l'ha persa nel momento in cui ha scelto di negoziare la giustizia con un condannato in via definitiva per truffa fiscale. Che credibilità può avere un ministro del genere?».

Penalisti preoccupati: non è vera riforma, manca terzietà del giudice
Confermato il no dei grillini ad ogni confronto, al tavolo di via Arenula si siedono i penalisti, che nel pomeriggio diffondono una nota in cui bocciano senza appello le misure su cui stanno lavorando i tecnici ministeriali. «Quella che il governo si appresta a varare non è una vera riforma della giustizia» taglia corto il presidente Valerio Spigarelli, che elenca tra i "difetti" l'assenza di misure per assicurare la terzietà del giudice e un «efficace controllo sull'obbligatorietà dell'azione penale». Ma a preoccupare i penalisti - in attesa di conoscere in particolari dei vari articolati - sono soprattutto le previsioni in tema di prescrizione, «con la sospensione della stessa in caso di condanna, per due anni in appello e uno in Cassazione». Censurate anche le nuove norme sulle intercettazioni. «Invece di imboccare la strada più semplice, cioè quella di sanzionare la pubblicazione in violazione di un divieto che già è previsto, quello dell'art. 114 del codice di procedura penale, spiega la nota, si vuole estendere l'area della segretezza, con l'effetto non secondario di complicare, se non vanificare, il diritto di difesa».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi