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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2014 alle ore 17:35.
L'ultima modifica è del 01 settembre 2014 alle ore 14:27.

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(Afp)(Afp)

È stato il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi a chiamare Angela Merkel, non il contrario: è la precisazione del portavoce della cancelliera, Steffen Seibert, oggi a Berlino, che conferma vi sia stata una telefonata, come riportato dal settimanale tedesco Der Spiegel nel weekend. Sulle speculazioni circa i contenuti del colloquio, Seibert ha detto che «non hanno nulla a che fare con la verità». Così il giorno dopo da Berlino si commenta l'indiscrezione l secondo cui ci sarebbe stata una telefonata fra il cancelliere e il presidente Bce in cui sarebbe emersa discordia sull'austerità.

Ieri sera una parziale smentita della ricostruzione giornalistica arrivava dal portavoce della Bce: «È inesatto il fatto che Merkel abbia chiamato Draghi per contestare le frasi dette a Jackson Hole». La Bce - scriveva l'Ansa- non fornisce ulteriori dettagli ma conferma implicitamente che vi sia stata la telefonata. «Il contenuto della conversazione - aveva aggiunto il portavoce - non lo commentiamo e non lo riveliamo».

La replica nasceva dall'articolo di Der Spiegel secondo cui Merkel avrebbe chiesto chiarimenti al presidente della Bce su un discorso in cui lo stesso Draghi, come ricetta per rafforzare la crescita in Europa, avrebbe posto più l'accento sull'opportunità di riforme strutturali che sulla necessità di mantenere l'austerità di bilancio. Il portavoce della Merkel non aveva voluto commentare.

Senza citare fonti, il magazine di Amburgo aveva riferito che sia Merkel sia il ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble avrebbero telefonato a Draghi la scorsa settimana, per chiedergli chiarimenti sul suo intervento fatto alla riunione dei banchieri centrali a Jackson Hole in quei giorni.

Secondo Der Spiegel, la Merkel avrebbe chiesto a Draghi se avesse cambiato idea riguardo alla necessità di mantenere l'austerità nella gestione del bilancio pubblico. Da parte sua, rivelava sempre Der Spiegel, Draghi avrebbe difeso la sua posizione spiegando che la Bce, dopo aver tagliato i tassi di interesse ai minimi storici e iniettato denaro nell'economia per sostenere la ripresa, ritiene che misure di stimolo in un quadro di riforme strutturali possano essere un modo per dare forza alla crescita.

Ecco la frase di Draghi che avrebbe indotto Merkel, preoccupata per il rispetto del rigore e dei vincoli di bilancio, a prendere il telefono per lamentarsi:«La flessibilità esistente all'interno delle regole dovrebbe essere usata per meglio indirizzare la ripresa debole e per fare spazio ai costi per le necessarie riforme strutturali» indispensabili per dare «nuove opportunità di lavoro» e quindi ridurre la disoccupazione.

La dichiarazione aveva ricevuto applausi dall'Italia (in vario modo da Napolitano, Renzi, Padoan) e i distinguo di parte tedesca (non solo Merkel, ma anche Schaeuble). Al forum di Jackson Hole, Draghi insomma aveva aperto la porta a politiche di bilancio più favorevoli alla crescita, ricordando che è possibile un maggiore coordinamento a livello europeo e che potrebbe essere appropriato «un ampio programma di investimenti pubblici» in linea con la proposta del presidente della Commissione Europea.

Lo stesso entusiasmo italiano non sembra aver contagiato Berlino: qui il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble ha avvertito che le parole di Draghi erano state «male interpretate» e ha ricordato che la necessità di riforme strutturali e finanze solide restano la giusta lezione della recente crisi dei debiti. La doppia telefonata di Merkel e Schaeuble a Draghi, dunque, sembrava la logica conclusione di questo dibattito: capire bene cosa intende fare la Bce, che giovedì riunisce il consiglio.

Dalla Francia, anche il primo ministro Manuel Valls chiede qualcosa a Draghi: un'azione più incisiva contro l'apprezzamento dell'euro vista la paura deflazione dei 18 Paesi della zona euro, come riportava ieri Bloomberg dalla riunione dei socialisti francesi a La Rochelle. Oggi Draghi incontra il presidente francese Hollande.

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