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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2014 alle ore 10:01.
L'ultima modifica è del 02 settembre 2014 alle ore 11:09.

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«Abbiamo fatto tanto ma non ci basta. Abbiamo fame di riforme. Oggi è la partenza dei mille giorni. La presenza del countdown e della verificabilità dei risultati è la grande rivoluzione nella politica italiana: nel momento in cui sei accusato di 'annuncite', malattia tipica di parte del ceto politico, rispondiamo con l'elenco di date a cui siamo auto-costretti». Così il premier Matteo Renzi alla presentazione del programma dei mille giorni, con un sito ad hoc passodopopasso.italia.it per evidenziare, mese dopo mese, i progressi dell'azione di governo e il rispetto degli impegni assunti. Renzi ha rivendicato l'azione politica svolta finora. E ha rilanciato: «Non torniamo indietro sugli 80 euro: cercheremo di allargare il bonus - ha assicurato - senza però creare false aspettative».

Quanto alle riforme, Renzi ha ribadito che l'Italia le farà «mantenendo il limite del 3%» del rapporto deficit/Pil e «utilizzando la flessibilità che l'Ue ci consente». Capitolo lavoro: «il problema non è l'articolo 18, non lo è mai stato e non lo sarà», mentre quello tedesco rappresenta un «modello» da imitare. Nei mille giorni previsti «mille asili nido». Mentre già mercoledì le linee guida della riforma della scuola saranno pubblicate sul nuovo sito del governo. Escluso un «rimpasto» a seguito della nomina di Federica Mogherini a "Lady Pesc". Il tutto sintetizzato da un tweet a fine conferenza stampa: «L'Italia la cambiamo, piaccia o non piaccia ai soliti noti esperti di palude. #millegiorni e l'Italia tornerà leader, non follower».

Su 80 euro non si torna indietro, possibile allargamento bonus
Renzi ha rivendicato quanto svolto in questi sei mesi dal governo. A partire dal bonus di 80 euro per i redditi medio-bassi. «Non torniamo indietro sugli 80 euro: cercheremo di allargare il bonus», senza però creare «false aspettative», ha detto Renzi. E ha aggiunto: «gli 80 euro non sono una mancia elettorale, sono una scommessa politica che può piacere o meno, ma sono la più grande riduzione di tasse mai fatta e di aiuto al ceto medio. Si potevano dare ad altri? noi riteniamo che si debbano dare al ceto medio per aiutare i salari dei lavoratori».

Articolo 18: dibattito ideologico, Germania è modello
Il premier ha poi definito il dibattito estivo sull'articolo 18 «un po' ideologico». Lo ha fatto spiegando che in Italia «i casi che vengono risolti sulla base dell'art. 18 sono circa 40mila e per l'80% finiscono con un accordo. Dei restanti 8000, solo 3000 circa vedono il lavoratore perdere. Quindi noi stiamo discutendo di un tema che riguarda 3000 persone l'anno in un paese che ha 60 milioni di abitanti. Il problema quindi non è l'art. 18, non lo è per me e non lo sarà». Il presidente del Consiglio ha confermato che con la legge delega sul lavoro sarà riscritto lo Statuto dei lavoratori: «Vanno poi cambiati - ha aggiunto - gli ammortizzatori sociali, mentre con il contratto a tutele crescenti si avrà uno strumento sul quale credo ci possa essere ampia maggioranza in Parlamento». E sul mercato del lavoro ha indicato la Germania come un «modello, non un nostro nemico». Di qui la necessità di «rendere il nostro mercato del lavoro come quello tedesco».

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