Il 18 giugno Nadiya è portata via in manette con un sacco in testa, catturata dai miliziani filorussi appena fuori Luhansk, Ucraina orientale. Riappare il 10 luglio a Voronezh, prigioniera in Russia. Da allora l'ufficiale Savchenko dagli occhi azzurro chiaro e il viso leggermente paffuto, volontaria nel battaglione Aydar, diventa simbolo della resistenza di un esercito fiaccato da mesi di guerra che si oppone a milizie irregolari sul fronte orientale del paese.
L'Ucraina ha bisogno di eroi, Nadiya o Nadezhda, è suo malgrado perfetta per il ruolo: donna, trentatré anni, prigioniera di un paese che nega un coinvolgimento diretto nel conflitto ucraino, prima donna pilota di simboli degli ultimi anni di Guerra Fredda: l'MI24, l'elicottero ribattezzato carro armato volante, e il caccia-bombardiere Sukhoi-24.
L’ufficiale Savchenko nasce a Kiev, si arruola a 16 anni, è l'unico militare donna nella missione ucraina di peacekeeping in Iraq, una volta in patria chiede e ottiene di entrare all'Air Force University di Kharkiv. Sua sorella Vira, 31 anni, racconta di Nadiya bambina con l'istinto di aggiustare le cose che la difendeva sempre, e di quando appena arruolata, sgombra il campo da equivoci con i superiori: fa tutto quello che è richiesto ai colleghi maschi per non finire dietro a una scrivania a sbrigare pratiche.
La sua sorte scorre nei puntuali dispacci di Interfax e Ukrinform, le agenzie russa e ucraina che per tutta l'estate hanno distillato notizie sulla sua prigionia. I giudici russi la accusano d'aver favorito l'assassinio di due giornalisti, corrispondenti della televisione di stato russa e della Radio Broadcasting Company, Igor Kornelyuk e Anton Voloshin. In un comunicato del 9 luglio, circa venti giorni dopo la cattura, la commissione che si occupa del caso ufficializza l'incriminazione: Nadiya avrebbe dato le coordinate per localizzare il gruppo con i due reporter poi uccisi da colpi di mortaio. Ma il primo capo d'accusa – la commissione ne accumula in ordine poco logico – è «far finta di essere una rifugiata, fornire false generalità alla frontiera quindi attraversare il confine» in mezzo alle 814mila persone che da inizio anno, stime Onu, hanno lasciato le loro case e scelto l'espatrio.
C'è una Nadezhda russa, affascinante e impertinente cantante delle Pussy Riot, gruppo punk che ha ballato nella Cattedrale di Mosca e per questo ha subìto processo e confino in Siberia, e c'è una Nadezhda ucraina, meno avvenente e soldato. Nei primi video da prigioniera, questa ragazza dal nome che vuol dire speranza ha la testa rasata, sorride a chi la interroga ma rifiuta di divulgare i movimenti delle truppe ucraine a Est. «Le vostre autorità russe dicono che mi lasceranno andare, credo invece che mi uccideranno vista la gravità delle accuse a mio carico». Accuse che l'ufficiale Savchenko rigetta. A fine agosto davanti alla Corte di Voronezh, l'imputata dichiara: «Non sono colpevole della morte dei due giornalisti russi. Quello che succede in Ucraina è un affare interno su cui un altro Paese non può giudicare, io faccio parte delle forze armate, ho fatto solo il mio lavoro».
Una settimana fa il presidente ucraino Petro Poroshenko l'ha premiata assieme ad un altro prigioniero in mano ai russi, il filmmaker Oleh Sentsov. «Nadia Savchenko merita la Medaglia al Coraggio, il terzo riconoscimento. Nadiya, noi non ci arrendiamo fino a quando non sarai libera» ha twittato domenica scorsa il presidente.
Secondo la stampa russa tutti i diritti sono stati rispettati, il pilota Savchenko è stata assistita da un avvocato e un interprete, riporta Interfax, si trova ora in custodia cautelare in attesa di processo come prevede la legge russa. I termini della custodia cautelare scadevano il 30 agosto ma era già nell'aria che sarebbero stati spostati a ottobre. Per i media ucraini Nadiya è stata rapita dai terroristi, trasferita illegalmente in Russia in violazione di tutte le regole del diritto internazionale.
Il 10 luglio il ministro della Giustizia ucraino Pavlo Petrenko dichiarava che avrebbe protestato con il Consiglio d'Europa per «il trattamento disumano» riservato all'«ostaggio» Savchenko. Il presidente Poroshenko di nuovo l'altro giorno ha promesso: «Non avremo pace fin quando non potremo dire alla madre dell'eroica Nadiya: va tutto bene».
Il 26 ottobre Savchenko è eletta in absentia membro del parlamento ucraino, è nel gruppo di deputati eletti perché han combattuto il separatismo ad Est e preso parte a Euromaidan (rivolta di piazza che ha portato alla destituzione del presidente filorusso Yanucovich ndr) nell’inverno 2014. Nel frattempo la pilota è stata trasferita in una clinica psichiatrica a Mosca. Lo status di deputata permette al parlamento ucraino di votare una risoluzione in cui si chiede al parlamento russo e al presidente Vladimir Putin la liberazione della donna. «Per la prima volta nella storia dell’Ucraina indipendente, un deputato non può rappresentare il popolo ucraino in parlamento perché è illegamente detenuto nel terrotorio di un altro paese» si legge nel testo dell’appello.
Nonostante la prigionia in Russia, Savchenko è riuscita a prestare giuramento di fedeltà al parlamento ucraino con l’aiuto della sua avvocato. Come lei, centinaia di ucraini prigionieri dei separatisti filorussi, sperano di essere liberati prima del 2015.
(articolo aggiornato l’11 dicembre 2014)
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