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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2014 alle ore 09:44.
L'ultima modifica è del 08 settembre 2014 alle ore 15:27.

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Il governo indiano ha affermato che non si opporrà al rientro in Italia per motivi di salute del marò Massimiliano Latorre, bloccato in India assieme al collega Salvatore Girone dal febbraio 2012 con l'accusa di avere ucciso due pescatori del Kerala scambiati per pirati.
Oggi la Corte suprema indiana ha esaminato l'istanza di rimpatrio presentata dai legali di Latorre, che la settimana scorsa è stato ricoverato in ospedale a New Delhi a causa di un attacco ischemico, dimesso ieri, e ha chiesto al governo indiano di fornire una risposta in vista della prossima udienza il 12 settembre.

«La richiesta è stata esaminata dalla corte, noi non ci opporremo», ha affermato il ministro degli Esteri indiano, la signora Sushma Swaraj. «Se la corte concederà il permesso di andare a casa per motivi di salute, noi non ci opporremo», ha aggiunto.

Dal parere del governo indiano che quindi è arrivato dipende la decisione della Corte Suprema che si riunirà il prossimo 12 settembre per decidere il rientro di uno dei due marò.

La Corte suprema indiana ha infatti rinviato al 12 settembre l'udienza, dopo avere esaminato l'istanza presentata dai legali del fuciliere di Marina Latorre, in cui si chiede il rimpatrio per due settimane del marò in seguito all'attacco ischemico avuto la settimana scorsa, per cui ieri è stato dimesso dall'ospedale indiano.

La Corte aveva legato la decisione al parere del governo di Nuova Delhi, che è così arrivato. Dopo il malore di Latorre, che è stato esentato dall'obbligo di firma a causa delle sue condizioni di salute, il ministro della Difesa Roberta Pinotti è andata immediatamente in India accompagnata da medici e legali italiani. Il 5 settembre è stata presentata la richiesta di rimpatrio di Latorre per «consentire un suo più rapido e completo ristabilimento».

Proprio oggi - a distanza di due anni e mezzo dall'incidente che è costato la vita a due pescatori del Kerala sempre per mano dei marò - l'Hindustan Times scrive che i due marò, Latorre e Salvatore Girone, avrebbero tentato di insabbiare le prove dopo l'uccisione dei due pescatori scambiati per pirati, facendo pressioni sul capitano dell'Enrica Lexie affinché scrivesse un rapporto nel quale fosse messo in evidenza che le due vittime erano armate ed è per questo che i due fucilieri hanno aperto il fuoco nel febbraio 2012.

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