House Ad
House Ad
 

Dal lavoro alla giustizia. Le riforme che l'Europa ci chiede e a che punto siamo in Italia

Può sembrare un dialogo difficile, a volte fra sordi, ma così non è. Le riforme più volte evocate, ormai pretese, dai vertici Ue sono state scritte nero su bianco nella Raccomandazione del Consiglio Europeo sul programma nazionale di riforma 2014, approvato il 2 giugno scorso. Ecco gli obiettivi indicati e lo stato dell'arte

1. Le riforme che ci chiede l'Europa / Lavoro

My24

La raccomandazione
Al primo punto per quanto riguarda il mercato del lavoro c'è la valutazione, già entro la fine del 2014, dei primi effetti delle riforme sulla creazione di posti, sulle procedure di licenziamento, sulla disparità fra lavoratori garantiti e non. Tra le questioni cruciali è indicata la competitività dei costi, come è stato ribadito anche all'Ecofin di sabato a Milano. Risposte sono attese sulla limitazione dell'uso della cassa integrazione e l'avvio di politiche per una piena tutela sociale dei disoccupati. La raccomandazione di giugno chiedeva anche, a questo proposito, la presentazione di una tabella di marcia dettagliata degli interventi entro settembre. Tra gli altri obiettivi l'aumento del tasso di occupazione femminile e un'azione più incisiva per l'occupazione giovanile (tra l'altro esigendo "un impegno più forte da parte del settore privato a offrire apprendistati e tirocini di qualità entro la fine del 2014").

Che cosa è stato fatto
Dopo l'approvazione a marzo del decreto che liberalizza i contratti a termine (estendendo fino a 36 mesi la possibilità di non indicare la causale) e semplifica parzialmente l'apprendistato, è ripreso in commissione lavoro al Senato l'iter del secondo pacchetto di misure del governo Renzi per rilanciare l'occupazione. Si tratta del ddl che contiene 5 deleghe al Governo: dalla riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, alla semplificazione delle procedure contrattuali, al riordino dei contratti, al sostegno della maternità. Prevista l'introduzione di un contratto a tutele crescenti, ma non c'è accordo nella maggioranza sul destino dell'articolo 18. Ncd e Scelta civica propongono di cancellare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ai contratti a tempo indeterminato, sostituendo il reintegro in caso di licenziamento illegittimo con il pagamento di un'indennità crescente in base all'anzianità di servizio (il reintegro resterebbe solo per i licenziamenti discriminatori). Mentre il Pd vuole congelare l'applicazione dell'articolo 18 solo per la fase iniziale (tre anni), di inserimento.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi

Da non perdere