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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2014 alle ore 17:52.
L'ultima modifica è del 17 settembre 2014 alle ore 19:11.

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La Turchia si trova di fronte alla prospettiva del suo primo fallimento bancario da almeno un decennio, da quando cioè superò la grave crisi bancaria del 2001. La Bank Asya sta infatti lottando per mantenere la fiducia dei mercati, stretta tra le forti pressioni del presidente Recep Tayyip Erdogan - che mette sul banco i suoi rapporti con il predicatore esiliato negli Stati Uniti, Fethullah Gulen (ex amico e ora acerrimo nemico del capo dello stato) - e il crescente nervosismo dei mercati.

L'istituto di credito turco con sede a Istanbul ha perso il 42% del suo valore di mercato dopo cinque settimane di sospensione e la banca ha reso noto ieri che è in cerca di 225 milioni di lire (102 milioni di dollari) di nuovi capitali dagli azionisti dopo la fuga di depositi di aziende pubbliche come la Tukish Airlines e la revoca della licenza di riscuotere le imposte. Due brutti colpi che hanno lasciato il segno.

Bank Asya è in mezzo alla battaglia politica in corso tra Erdogan e Gulen da mesi, dopo che il presidente turco ha accusato il predicatore islamico leader della confraternita Hizmet di aver scatenato un'inchiesta per corruzione contro i membri del suo governo nel mese di dicembre. Ora lo scontro tra i due si è spostato sul business, dove le aziende collegate con Gulen, come Asya bank e la società mineraria Koza Altin Isletmeleri (Kozal) lamentano di essere oggetto di azioni ostili da parte di istituzioni pubbliche.

La vicenda sta facendo allarmare gli investitori internazionali che, come riporta Bloomberg, sono intimoriti da questi atteggiamenti discriminatori che non seguono le norme dello stato di diritto e che se oggi colpiscono un soggetto economico turco domani potrebbero riservare lo stesso trattamento discriminatorio a un altra società straniera.

Erdogan non sembra curarsi di questi riflessi e ieri ha detto che il regolatore bancario turco dovrebbe prendere una decisione su Bank Asya altrimenti sarà ritenuto «responsabile», come ha riportato il giornale Hurriyet. Il governo non salva una banca dal 2001, quando più di 20 istituti di credito fallirono e il governo di allora spese il 31% del prodotto interno lordo per i vari salvataggi. Una crisi che aprì la strada proprio a Erdogan che spazzò via l'esecutivo che con Kemal Dervish aveva rimesso ordine nel dissestato sistema bancario.

Il capo dell'opposizione, Kemal Kilidaroglu, leader del Chp (partito repubblicano del popolo), ha scritto al premier Ahmet Davutoglu denunciando gli attacchi di Erdogan contro la banca e chiedendo l'intervento del capo del governo a tutela del sistema bancario turco. Kilicdaroglu ha denunciato il silenzio di Davutoglu finora sulla vicenda, avvertendolo che potrebbe rendersi responsabile di una "nuova crisi nel sistema bancario del paese".

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