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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2014 alle ore 18:49.
L'ultima modifica è del 22 settembre 2014 alle ore 12:45.

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Il monito è dell'altro ieri e l'ha lanciato il Fondo monetario internazionale. Senza toccare le pensioni il taglio della spesa pubblica italiana rischia di essere aleatorio. Questo il senso del messaggio dell'organismo internazionale. Del resto quando per le pensioni si spende il 30% degli 800 miliardi del totale della spesa pubblica italiana non si può far finta di niente.

Nel 2013 la spesa per le sola previdenza è stata infatti di 254 miliardi, il 16,3% del Pil. Solo due anni prima nel 2011 la spesa previdenziale era stata di 243 miliardi, quindi con un incremento di 11 miliardi secchi, con un aumento del 4,5% in soli due anni. Questo mentre il Paese perdeva quote di Pil. Non è un fenomeno nuovo. Già la relazione Giarda denunciava che non c'è capitolo della spesa pubblica che salga così tanto come quella legata alle prestazioni previdenziali.

La corsa senza freni
Le statistiche dell'Istat dicono che negli ultimi 10 anni il costo del sistema previdenziale è salito di oltre 50 miliardi. E pare che la corsa sia inarrestabile. L'ultima stima del Def del Governo, pubblicato in primavera, prima che le condizioni macro-economiche peggiorassero ulteriormente vedono la spesa per pensioni salire di oltre 6 miliardi all'anno da qui al 2018 con un tasso di incremento medio del 2,5% l'anno. Ben più della crescita attesa del Pil del Paese che è tuttora negativa.

Ecco perché il monito dell'istituzione guidata da Christina Lagarde non è poi così campato per aria. Hai voglia a tagliare auto blu, spese della politica e dei ministeri, ma se non si tocca quel Moloch sempre più invasivo della spesa per le pensioni nessuna manovra di spending review può avere effetti concreti e duraturi nel tempo.

30 miliardi in più di costo nel 2018
Se da qui al 2018 le pensioni costeranno altri 30 miliardi in più, ogni taglio su altri settori verrà vanificato. Ovvio che alla base del costante incremento della spesa pensionistica ci sono nodi strutturali: dall'aumento del numero di pensionati e pre-pensionati, alla riduzione della forza lavoro e quindi dei contribuiti figli della lunga crisi italiana. Ma a far gonfiare quella montagna di miliardi di prestazioni ci sono gli effetti nefasti delle baby-pensioni, delle anzianità, delle pensioni pubbliche, mediamente più ricche del 40% rispetto alle pensioni dei dipendenti privati.

I danni del retributivo
Senza contare la coda lunga (che continua a manifestare i suoi effetti collaterali) del sistema retributivo, quello che calcola l'assegno previdenziale sugli anni più vantaggiosi della carriera. Così facendo si scopre che molte vecchie pensioni stanno incassando nel tempo più prestazioni rispetto ai contributi versati.

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