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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2014 alle ore 12:52.
L'ultima modifica è del 23 settembre 2014 alle ore 22:06.

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Nuova fumata nera per l'elezione di due giudici costituzionali da parte del Parlamento in seduta comune. Si sblocca invece lo stallo per il Csm: all'undicesima votazione sono stati eletti come i due rimanenti membri laici che mancavano all'appello: Pierantonio Zanettin (Fi) con 525 voti e Paola Balducci (area Sel) con 521 voti. Fuori dai giochi il M5S, che non ha eletto nessuno dei suoi. È stata fissata invece per martedì 30 settembre alle 17 la quindicesima seduta comune del Parlamento per eleggere i due giudici costituzionali.

Napolitano convoca insediamento nuovo Cms il 25 settembre
A seguito della elezione di tutti i componenti laici del Csm,il Presidente della Repubblica ha fissato per giovedì 25 settembre alle 17 al Quirinale la seduta di insediamento del nuovo Consiglio. La seduta, secondo tradizione, sarà preceduta dall'incontro del Capo dello Stato con i consiglieri uscenti e i nuovi eletti del Csm.

Parlamento completa nomina membri laici del Csm
Con l'elezione di Pierantonio Zanettin, in quota Fi, e Paola Balducci, indicata da Sel, il Parlamento ha chiuso le nomine degli otto membri laici del Consiglio superiore della magistratura. I due consiglieri si aggiungono a Giovanni Legnini e Giuseppe Fanfani, entrambi Pd, i primi a essere eletti il 10 settembre, Antonio Leone (Ncd), eletto l'11 settembre, Elisabetta Alberti Casellati (Fi), Renato Balduzzi (Scelta civica) e Teresa Bene, di area Pd, il 15 settembre. A 54 giorni dalla sua scadenza naturale, il 31 luglio, da quando il Consiglio uscente lavora in regime di prorogatio, è dunque completa la composizione del nuovo Csm.

I 16 togati, 10 giudici di merito, 4 pm e 2 giudici di Cassazione, erano stati eletti il 6 e 7 luglio scorso. Premiate Area, il cartello che raggruppa le correnti di sinistra delle toghe, che passa da 6 a 7 consiglieri, e Magistratura indipendente, la corrente moderata, che sale da 3 a 4, mentre arretra Unicost, che aveva 6 consiglieri e nel nuovo Consiglio ne ha 5. Decisamente bassa la presenza femminile: sono solo tre le donne, una tra i togati e due tra i membri laici, comunque una in più rispetto alla consiliatura uscente.

Fumata nera per la Consulta, 656 schede bianche
Nessun candidato per la Consulta ha raggiunto oggi il quorum richiesto di 570 voti. Scontato l'esito della votazione. Pd, Ncd e Forza Italia, così come Sc, Pi e Lega, avevano infatti dato indicazione di votare scheda bianca. E le bianche, a scrutinio terminato, sono state 655 su 848 votanti (a Violante sono andati 43 voti, a Bruno 42). Il che significa che deputati e senatori hanno rispettato in gran parte l'indicazione dei gruppi parlamentari. Una soluzione per "congelare" il ticket composto da Luciano Violante (Pd) - sul quale comunque il Pd continua a puntare («Resta il nostro candidato», hanno affermato i capigruppo dem) - e Donato Bruno (Fi), in attesa che si chiarisca la posizione del senatore azzurro su cui pende la notizia, da lui smentita, di un'iscrizione a Isernia nel registro degli indagati per una consulenza fallimentare. Se il fatto dovesse essere confermato, il Pd avrebbe molte remore a tenere fede al patto di votare il candidato di Fi. Ma la linea, soprattutto tra gli azzurri, sembra chiara: se cade Bruno cade anche Violante.

Il Pd fa quadrato attorno a Violante
Alla Consulta, giovedì scorso, alla tredicesima votazione, Violante e Bruno avevano incassato rispettivamente 542 voti e 527, ancora troppo pochi per sfondare il quorum di 570 (i tre quinti dell'assemblea). Gli ostacoli perché oggi si sbloccasse l'impasse erano troppi: i malumori interni ai partiti, certo, ma anche il viaggio del premier Matteo Renzi negli States e l'assenza di molti parlamentari per l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. In casa democratica si fa comunque quadrato intorno a Violante, «il nome su cui si possono costruire convergenze molto ampie», ha affermato Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd, aggiungendo che su Bruno «è in corso una riflessione». Parole che non sono piaciute al presidente dei senatori azzurri, Paolo Romani: «Non mi è sembrato molto elegante, forse gli è scappato... Avremo il tempo di riflettere su tutto».

Gli altri nomi in campo
Il botta e risposta Guerini-Romani rivela gli umori. Se Bruno dovrà fare un passo indietro difficilmente Fi accetterà di sostenere Violante. Per il Pd i nomi "alternativi" circolati nei giorni scorsi sono sempre quelli del costituzionalista Augusto Barbera (l'unico a poter contare eventualmente anche sui voti del M5S) e del collega Stefano Ceccanti. Il nodo è Forza Italia: con poca convinzione si cita l'avvocato Maurizio Paniz o il docente di diritto pubblico Giovanni Guzzetta, ma non è escluso che da Arcore Silvio Berlusconi possa indicare qualche candidato a sorpresa. Di sicuro c'è soltanto che nessun nuovo accordo è stato fatto.

M5S: Bruno fuori gioco grazie a noi, Violante si ritiri
Dall'opposizione il M5S continua a fare muro ai candidati di Pd e Forza Italia. «Il Movimento 5 Stelle sta provando in ogni modo - affermano i gruppi parlamentari - a fare da argine a questa marea fangosa che avanza e che vorrebbe sommergere il Paese. E i primi risultati li abbiamo raccolti: Luigi Vitali, imputato per falso (e primo candidato di Fi, ndr), è stato costretto a ritirarsi e il nome di Donato Bruno, indagato, è quasi fuori gioco. E ora ci auguriamo che anche Violante, le cui responsabilità politiche sono enormi, faccia un passo indietro».

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