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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2014 alle ore 21:13.
L'ultima modifica è del 26 settembre 2014 alle ore 22:56.

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(Afp)(Afp)

«A me sta a cuore ridurre la disoccupazione» in Italia e «per far questo metteremo in campo tutte le misure necessarie». Lo ha detto il premier Matteo Renzi al termine della visita negli stabilimenti Fiat Chrysler a Detroit, in conferenza stampa accanto a Sergio Marchionne. «Ci attrezzeremo nelle prossime ore a presentare un progetto organico» di riforma del lavoro, «non di un solo articolo», ha spiegato il presidente del Consiglio, ribadendo che il progetto sarà presentato lunedì nella direzione Pd. La strada sembra quella del superamento dell’articolo 18 e dell’abolizione dell’opzione del reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa («il reintegro non è il meglio se crea lavoratori di serie B»). Mentre sulla tenuta del partito Renzi non ha timori («Non vedo il rischio spaccatura del Pd»).

A proposito del monito lanciato oggi dai vescovi italiani sul tema del lavoro Renzi ha aggiunto: «Rispetto ogni tipo di considerazione che venga dalla Cei o da altri». Con la chiosa finale: «Non ho paura dei poteri forti, ma più che poteri forti in Italia vedo pensieri deboli». Mentre l'imprenditore Diego Della Valle ha stroncato così a “Otto e mezzo” l'incontro tra Renzi-Marchionne, negli Usa: «Sono due grandissimi sòla».

Renzi: mio obiettivo è ridurre disoccupazione
«Noi ci attrezziamo nelle prossime ore a presentare un progetto organico che non riguarda solo un articolo di uno statuto dei lavoratori di una legge che risale a 44 anni fa, ma a fare una proposta che riguarda i prossimi 20 anni del mondo del lavoro in Italia», ha detto Renzi, a proposito di Jobs act. E ha aggiunto: «Non sono interessato alla discussione tra le correnti politiche ma a ridurre la disoccupazione. La mia unica, grande e straordinaria preoccupazione è ridurre il numero di disoccupati in Italia e per questo faremo tutto il necessario».

Reintegro non è obbligo, no a lavoratori di serie B
Renzi non ha nascosto i suoi dubbi sull’articolo 18. E ha fatto capire di voler andare alla cancellazione del reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa (resterà solo l’indennizzo monetario), rifiutando così la richiesta di mediazione dell’opposizione Pd, che non vuole rinunciare, sia pure dopo un periodo di prova senza la tutela reale dell’articolo 18, al ripristino del reintegro. «Se il reintegro è un obbligo costituzionale perché c'è per quelli sopra i 15 e non per quelli sotto i 15 dipendenti? Se è un obbligo costituzionale, lo sarà per tutti, no?», si è chiesto Renzi.

Non c’è un rischio scissione nel Pd
E ha rilanciato con domanda retorica: «Se il reintegro è una scelta politica, che rispetto, è una scelta che riduce della disoccupazione? È una scelta che garantisce pari diritti? Perché qualcuno ha diritti di serie A se sta in un'azienda di 15 dipendenti e di serie B se i dipendenti sono 14». Quanto al rischio spaccature nel Pd, in caso di abolizione dell’articolo 18, il premier ha chiosato: «Non vedo questo rischio». Poi Renzi ha elogiato la Fiat («una grande azienda con capacità globale»). E ha aggiunto: «Questa è una scommessa che ci piace, l'idea del Made in Italy che vogliamo supportare e difendere». E ancora: «Cosa mi accomuna con Marchionne? Spero il finale», ha detto Renzi, riferendosi al successo di Fiat e Chrysler, due aziende «bollite» che ora si apprestano a sbarcare a Wall Street, il 13 ottobre come ha confermato Marchionne.

Marchionne: appoggio Renzi, non ha paura
Dal canto suo l’ad di Fiat Chrysler ha ribadito l’appoggio alle riforme del premier. «Continuiamo ad appoggiare il presidente (Matteo Renzi, ndr) per l'agenda di riforme che sta portando avanti. È essenziale avere un indirizzo chiaro e penso che ce lo stia dando», ha detto Marchionne, aggiungendo che da parte di Fiat «c’è l'impegno» a sviluppare attività in Italia. Marchionne ha spronato Renzi ad «andare avanti senza farsi intimidire». E alla domanda su cosa abbia in comune con il premier, ha risposto: «Il fatto che non ha paura». Lo ha detto sottolineando che l'Italia «è un paese da ricostruire e Renzi ha davanti un'agenda enorme».

Della Valle: Renzi-Marchionne? Incontro tra due grandissimi sola
«L'incontro tra due grandissimi sola». Così invece l'imprenditore Diego Della Valle ha stroncato a “Otto e mezzo” l'incontro tra Renzi e Marchionne a Detroit. E ha aggiunto: «Fino a qualche anno fa pensavo potesse essere una risorsa per il Paese» ma «Renzi non ha mai lavorato quindi non può parlare di lavoro come noi, secondo me ha fatto tilt». E alla domanda se avesse una squadra di governo pronta, l’ad di Tod’s ha risposto: «Io non faccio politica ma se serve mi rendo disponibile a dare una mano». E ha aggiunto: «Quello di Renzi non è l’unico governo possibile».

La visita agli stabilimenti Fiat Chrysler
Renzi è arrivato pochi minuti prima delle 13 ora locale (le 19 in Italia) nel quartier generale di Fiat Chrysler ad Auburn Hills (Detroit). A riceverlo l'ad di Fiat Chrysler Sergio Marchionne. I due hanno visitato insieme la sede, il secondo maggiore edificio americano dopo il Pentagono. È qui che circa 15mila persone vengono a lavorare ogni giorno. Renzi e Marchionne hanno visitato il Centro Stile, dove sono esposti nuovi modelli, e il cosiddetto “pilota”, ovvero la linea di montaggio dei nuovi modelli dove avviene la sperimentazione in vista della produzione dei veicoli.

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