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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2014 alle ore 12:13.
L'ultima modifica è del 29 settembre 2014 alle ore 15:07.

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Nessuna intesa tra i leader di Cgil, Cisl e Uil per una manifestazione unitaria contro le politiche del lavoro del governo Renzi ma attesa per il chiarimento delle posizioni del Governo. Durante oltre tre ore di vertice, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno preparato la riunione del 6 ottobre a Roma, già programmata, tra la Ces e tutti i sindacati europei in vista del vertice sull'occupazione a Milano l'8 ottobre. Unica concessione all'unità - come emerge dalla nota diramata - la volontà, ribadita nel comunicato, di «proseguire il confronto per l'elaborazione di una piattaforma unitaria».

Sindacati alla finestra
Camusso si è detta «ottimista» sull’alleanza futura e ha giustificato la mancata intesa di oggi con «l’incertezza sulle scelte del Governo». Sulla stessa lunghezza d’onda Angeletti, che ha ssicurato: «Non ci divide nulla». «Abbiamo una marea di dichiarazioni del Governo molto diverse e molto cangianti - ha precisato il segretario Ul -: non possiamo discutere sulle dichiarazioni, non sappiamo quale sarà la legge, dobbiamo aspettare che il Governo dica formalmente quali intenzioni ha». E il segretario Cisl, Luigi Sbarra, ha parlato di riunione «importante» perché - ha spiegato - «abbiamo ragionato insieme sulle condizioni da mettere in campo per implementare e arricchire la piattaforma unitaria, sul fisco e le
pensioni, licenziata alcuni mesi fa, con i temi dello sviluppo, del lavoro, e della politica industriale anche in vista della legge di stabilità».

Camusso a Renzi: vuole libertà di licenziare
L’incontro tra i sindacati si era aperto in realtà con nuove dichiarazioni di guerra. Mentre il ministro Giuliano Poletti ripeteva che il Governo procederà con «un’analisi puntuale di tutte le tipologie contrattuali» per «costruire un insieme armonico» all’insegna della semplificazione, Camusso ha attaccato le parole pronunciate ieri sera dal premier a “Che tempo che fa”: «È stata detta per la prima volta una cosa mai detta in questo Paese: esplicitamente la garanzia alle imprese della libertà di licenziare». Per la leader della Cgil non c’è stata «alcuna apertura sul precariato». E Renzi «non sa nemmeno che i co.co.co non esistono più». «Ora - ha aggiunto - esistono altre forme contrattuali: voucher, contratti a progetto, associazione in partecipazione. Si può fare propaganda o fare un ragionamento serio, ma mi pare che né nella delega né nelle parole di Renzi ci sia l'intenzione vera di ridurre la molteplicità delle forme contrattuali d'ingresso». Il segretario Cgil ha anche ribadito che se il Governo sceglierà la strada del decreto legge sarà sciopero generale. E, sul fatto che l’articolo 18 si applica alle aziende ma non ai sindacati, come ha ricordato Renzi, ha osservato che la Cgil «è pronta a estenderlo ai propri dipendenti», anche se la Costituzione «non ne prevede l’applicazione a tutti i partiti, alla Chiesa e, appunto, alle associazioni di tendenza».

Angeletti (Uil): nessun nesso tra precariato e articolo 18
Poco tenero sulle affermazioni di Renzi anche Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, che pure nei giorni scorsi era sembrato più disposto a trattare, anche sull’articolo 18. «Non c'è alcun nesso», ha osservato, tra meno precariato ed eliminazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, come ventilato ieri dal premier. «Credo che sia comprensibile a tutti che ci sono lavoratori che hanno tutele e altri che ne hanno zero. Facciamo che, senza togliere niente a nessuno, proteggiamo un po’ di più chi non ha i diritti. Questo mi sembra sensato». Angeletti ha poi liquidato come «una battuta stupenda» l’intenzione espressa dal premier di voler trattare con i lavoratori: «Mi immagino che Renzi voglia parlare con 17 milioni di lavoratori dipendenti. Ci vorrà un po’ di tempo, visto che non vuole parlare con chi rappresenta i lavoratori».

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