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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2014 alle ore 20:52.
L'ultima modifica è del 29 settembre 2014 alle ore 12:41.

«Zoff per me è l’immagine dell’Italia». Inizia così l’intervista a “Che tempo che fa” del premier Matteo Renzi, che era stato preceduto nella trasmissione dall’intervista di Fazio allo storico portiere della nazionale. Poi una domanda su Obama. «Abbiamo parlato pochissimo, qualche minuto soltanto». L’Italia fa parte della coalizione, «ma non partecipa ai raid aerei». Infine il nodo di questi giorni: quella riforma del lavoro che oggi alle 17 sarà sul tavolo della direzione nazionale del Partito Democratico, fortemente osteggiata dalla minoranza dem nella parte in cui punta a modificare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, lasciando la possibilità di reintegro ai soli licenziamenti discriminatori.
No a battaglie ideologiche sull’articolo 18
«Quando hai un disoccupato non devi fare una battaglia ideologica sull'articolo 18 ma devi fare in modo che trovi un lavoro», ha detto ieri Matteo Renzi parlando del ddl di riforma del lavoro. «Non è il reintegro la soluzione dei problemi», ha detto Renzi. «È una battaglia ideologica della sinistra», ha detto Renzi. «L'imprenditore non è uno cattivo, deve avere diritto di lasciare a casa» un lavoratore, «ma lo Stato no». L'unica azienda al di sopra dei 15 dipendenti «che non ha l'articolo 18 sa qual è? Il sindacato, che poi ci viene a fare la lezione», ha detto il premier Renzi. «Per 20 anni c'è stata una generazione di persone che ci ha raccontato cos'è la sinistra disinteressandosi della realtà delle persone. Il mio obiettivo non è far contento D'Alema, ma la mamma che non ha la maternità. E non la si difende con l'articolo 18». La mediazione, ha detto Renzi, «non si fa tra maggioranza e minoranza del Pd ma con i lavoratori. Devo trovare una risposta che aiuti i lavoratori a uscire dalla crisi. Conservare le regole attuali non è la soluzione». Ha detto di sognare «la sinistra che dà un'opportunità, non quella degli opportunisti. Non quella che gode al pensiero di stare inchiodati al 25% e gode a parlare fra di noi e non degli italiani».
Cancelliamo i Cocopro
In direzione Pd, ha annunciato il premier «domani dirò che cancelliamo i Cocopro e tutte quelle forme di collaborazione che hanno fatto del precariato» la forma prevalente del lavoro. Il governo «scriverà le nuove regole del lavoro per i prossimi 30 anni» con il superamento dell'articolo 18, ma anche dei vari contratti Cococo. e la costruzione di «un mercato libero e flessibile». Per Renzi non si può mettere nelle mani dei giudici la decisione sulla sorte dei lavoratori nelle aziende. Un miliardo e mezzo è la cifra fornita dal premier Matteo Renzi da mettere sugli ammortizzatori nella legge di stabilità, che è «un'operazione da circa 20 miliardi di euro e non un centesimo di più tasse». Confermato il bonus da 80 euro.
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