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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2014 alle ore 07:15.
L'ultima modifica è del 01 ottobre 2014 alle ore 12:45.

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In uno spot pubblicitario in tv, un uomo rientra a casa di prima mattina e ad accoglierlo trova moglie e figlia. “Come è andato il turno di notte?” gli chiedono. “Tutto tranquillo, e voi avete dormito bene?”. Poi tutti e tre fanno colazione insieme.

Se ne sono accorti anche i creativi: nella ricerca spasmodica del tutto perennemente connesso, aperto e accessibile (weekend compreso) è inevitabile che pure l'organizzazione del lavoro venga rimodulata secondo rotazioni per turni. E così, come è avvenuto per il posto fisso, anche l'orario classico, quello diurno e fisso, sta diventando appannaggio di pochi. «Secondo gli ultimi studi epidemiologici, almeno un lavoratore su tre non fa più il classico orario 9 - 17» conferma Francesco Fanfulla, specialista di Medicina del sonno della Fondazione Maugeri di Pavia.

Uno su quattro fa il turnista
I panettieri, gli infermieri, i medici. In passato, quando si parlava di lavoro notturno, venivano in mente soprattutto loro. «Negli ultimi anni la situazione è molto cambiata - spiega Giuseppe Taino, specialista in Medicina del Lavoro della Fondazione Maugeri di Pavia -: oggi, più del 25% dei lavoratori fa una rotazione su turni che comprendono anche le notti».

Da noi come altrove. Secondo il monitoraggio in 27 paesi della Fondazione europea di Dublino, i turnisti sono il 36% dei lavoratori nella sanità; il 30% di chi lavora in alberghi e ristoranti; il 24% nei trasporti / telecomunicazioni e il 4-17% di tutti gli altri settori.

Turni e salute: quali sono le conseguenze dei turni sulla salute?
Da una decina di anni, la “sindrome del lavoratore turnista” è entrata nella classificazione delle patologie lavorative, spiega lo specialista di medicina del sonno Francesco Fanfulla. Questa sindrome colpisce il 10-15% dei lavoratori a turno e può causare, tra gli effetti negativi sull'organismo, irrequietezza e disturbi dell'umore, insonnia, ma anche disturbi dell'apparato digerente e della sfera sessuale.

Sotto accusa, in primis, il turno notturno (dalle 22 alle 7 del mattino successivo, che scatta due ore dopo le 22). Un turno che non tutti riescono a tollerare senza problemi, tanto che «il 15-20% dei lavoratori turnisti è costretto ad abbandonare dopo qualche tempo il lavoro a turni», spiega Giuseppe Taino, medico del Lavoro. Inoltre, dopo i 40 anni, l'adattamento è più difficile, perché c'è una minore flessibilità dell'organismo, spiega lo specialista aggiungendo che «le donne accusano disturbi prima degli uomini». Secondo gli esperti, la rotazione meno tollerata dall'organismo è quella pomeriggio - mattina - notte.

C'è chi “nasconde” i sintomi
Il problema è studiato da tempo, e le conclusioni sono ormai note. «È abbastanza chiaro che esiste un impatto negativo sull'organismo del lavoratore a turni - spiega Fanfulla -. Ma oggi le cose sono peggiorate. In passato, infatti, c'era una sorta di selezione naturale: chi non resisteva ai turni, cambiava lavoro. Oggi è molto più complicato: in una situazione di crisi economica è difficile dire di no a un lavoro, e c'è anche chi “nasconde” le eventuali ripercussioni negative sulla salute, pur di non rischiare di perdere il lavoro».

Quali sono, dunque, le conseguenze più comuni sulla salute dei lavoratori turnisti? E come fare per minimizzarli?

TURNI DI LAVORO: ECCO I 5 EFFETTI SULLA SALUTE (article gallery).

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