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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2014 alle ore 07:19.
L'ultima modifica è del 02 ottobre 2014 alle ore 08:06.

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La Banca centrale europea aspetterà ancora. Anche se la situazione, per la politica monetaria, diventa sempre più complessa: l'inflazione di settembre è stata pari allo 0,3% con un indice core tornato ai minimi storici (+0,7%) mentre la liquidità che è stata iniettata sul mercato con la prima Tltro, l'asta di rifinanziamento finalizzata a incentivare il credito alle imprese, è stata bassa. Difficile però che la banca centrale possa prendere nuove iniziative nella riunione di ottobre a Napoli.

Un nodo politico da sciogliere
Il nodo che blocca la Bce è tutto politico: il consenso per fare di più – un consenso qualificato, anche se non quantificabile in un quorum – non c'è ancora. I banchieri centrali sono sicuramente preoccupati per l'andamento dell'economia e, ancora di più, per quello delle aspettative di inflazione, che iniziano a sganciarsi dall'obiettivo del 2%. Coloro che sono contrari a nuove iniziative – in sostanza al quantitative easing (qe), gli acquisti di titoli di Stato – possono però argomentare che qualcosa si sta muovendo.

Verso gli acquisti di Abs
Si muove innanzitutto la stessa Bce. A settembre ha preannunciato il suo mini-qe: gli acquisti di Abs e Covered bond che hanno il pregio di restituire alla banca centrale il controllo della base monetaria. Per due anni almeno, infatti, questa che è una delle leve principali della politica monetaria si è mossa su esclusiva iniziativa delle banche ed è andata nella direzione opposta a quella desiderata: si è ridotta, invece di espandersi, perché le aziende di credito rimborsavano in anticipo la liquidità presa a prestito.

Il caso di Cipro e Grecia
Il presidente Mario Draghi dovrebbe ora fornire indicazioni su questi acquisti, che saranno lanciati a metà ottobre. È possibile - secondo indiscrezioni raccolte dal Financial Times - che le caratteristiche di Abs acquistabili siano tali da comprendere anche i titoli più sicuri emessi dalle banche di Grecia e Cipro. Attualmente nelle aste sono consegnabili come garanzia (“collaterali”) solo Abs con rating minimo BBB. I due paesi mediterranei hanno però un rating (massimo) da Standard & Poor’s pari a B per entrambi, uno da Fitch pari a B per la Grecia e B- per Cipro, e uno Moody’s, rispettivamente, Caa1 e Caa3, cioè nella categoria junk (investimenti speculativi). Solo regole più larghe possono permettere alle banche di quelle economie di approfittare degli acquisti.

La delusione della maxi asta di liquidità a settembre
Draghi con tutta probabilità tenterà anche di dimostrare che la Tltro di settembre non è stato un insuccesso: sarà piuttosto la prossima operazione di Tltro, a dicembre, a fornire dati significativi sulla portata di questo strumento. Le aziende di credito possono chiedere in prestito, con questo nuovo tipo di operazioni, fino a 400 miliardi quest'anno, ma a settembre la domanda è stata di soli 83 miliardi. Giuseppe Maraffino di Barclays, sulla base dei dati Bce, ha calcolato che la liquidità “in eccesso” è aumentata anche meno: di 50 miliardi. Le banche hanno infatti chiesto 83 miliardi con la Tltro, ma hanno restituito in anticipo 20 miliardi dalle vecchie Ltro del 2011 e 2012, e altri 15 miliardi nelle consuete aste settimanali.

Cambio in flessione
La Bce controlla attentamente anche l'andamento dell'euro, che sta lentamente facendo una parte del lavoro della politica monetaria. La sua flessione è stata incentivata dalla banca centrale con il taglio dei tassi sui suoi depositi, oggi negativi, e continua piuttosto rapidamente: il cambio effettivo – un indice verso le 20 valute dei maggiori partner - è ormai ai livelli di gennaio 2013, ha già segnato una flessione del 5,8% dai massimi di marzo, ed è tornato sotto la media storica. Il deprezzamento dell'euro favorisce le esportazioni e aumenta i prezzi delle importazioni, riducendo così quelle pressioni al ribasso dell'inflazione che il suo apprezzamento aveva creato. Il caso, in un certo senso, è simile a un taglio dei tassi.

Inflazione ai minimi
Non sembra che la Bce possa essere preoccupata dall'andamento dell'inflazione passata. Lo 0,3% di settembre 2014 è un brutto dato, ma era atteso e, nella sua misura annuale, è in buona parte legato al fatto che a settembre 2013 i prezzi dell'energia erano ancora piuttosto alti. Lo stesso calo dell'inflazione core, ai minimi storici dello 0,7%, potrebbe essere legato a fattori temporanei. Le attese degli analisti puntano tutte, quindi, su un lentissimo rialzo dell'indice complessivo dei prezzi. Una maggiore attenzione è riservata alle aspettative di inflazione, che sono da tempo in tensione, e sarà interessante la valutazione che Draghi potrà darne nella conferenza stampa.

L'ostacolo dell'Aqr
Potrebbero essere pubblicati presto, infine, i risultati dell'Asset quality review (Aqr), l'analisi degli attivi delle banche. È uno degli ostacoli “tecnici” al lancio degli acquisti di titoli di Stato: questo tipo di quantitative easing avrebbe finito per aiutare anche quelle aziende di credito che si sono comportate in maniera poco prudente, creando un problema (anche futuro) di moral hazard, di opportunismo, da parte dei manager bancari. Dopo questo passaggio, i contrari al qe potranno solo invocare la mancanza di riforme strutturali da parte dei governi come un buon motivo per soprassedere. L'inflazione bassa, nel frattempo, potrebbe però danneggiare ulteriormente l'economia di Eurolandia.

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