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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2014 alle ore 16:14.
L'ultima modifica è del 30 settembre 2014 alle ore 22:12.

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Si è concluso come previsto con una nuova fumata nera il quindicesimo scrutinio per eleggere i due giudici della Corte costituzionale. Dal Parlamento riunito in seduta comune l’indicazione è stata chiara: 575 schede bianche, 83 nulle, 26 voti per Luciano Violante, 22 per Pietro Rescigno (segnalato dai Popolari per l’Italia), 19 per Donato Bruno, 18 per Lorenza Carlassare, 9 per Michele Ainis e Alessandro Pace, più 44 voti dispersi. A spoglio ancora in corso, è arrivato l’annuncio del candidato di Forza Italia, l’avvocato e senatore Bruno: «Ritengo doveroso, al fine di agevolare il lavoro parlamentare, rimettere nelle mani del presidente Silvio Berlusconi la mia candidatura». Il prossimo scrutinio è fissato per giovedì alle 9.

Certa la nuova fumata nera
Che la fumata nera, la quindicesima, fosse certa era chiaro da stamane. Nonostante il nuovo appello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano («Il mio auspicio è una fumata bianca ma devo solo aspettare», ha detto a margine della prima riunione plenaria del nuovo Csm), quasi tutti i partiti hanno dato indicazione ai propri deputati e senatori di votare scheda bianca. Ha cominciato il Pd, seguito da Forza Italia e Ncd, mentre Pi ha suggerito ai parlamentari di indicare Pietro Rescigno.

I dubbi in Fi sulla candidatura di Bruno
Il passo indietro di Bruno era nell’aria. A determinare il nuovo stallo erano stati proprio i dubbi crescenti in casa Forza Italia sul suo nome. Il senatore risulterebbe coinvolto in un’inchiesta della procura di Isernia per una consulenza fallimentare. Ma anche stasera ha tenuto a ribadire di non aver ricevuto «per la vicenda di Isernia, né per altre vicende, alcun avviso di garanzia. Sono stato sei mesi fa sentito come “persona informata dei fatti”. Sono comunque e ovviamente a disposizione dell'autorità giudiziaria - ha aggiunto - per fornire
qualsiasi ulteriore chiarimento utile a definire la mia eventuale posizione».

Speranza (Pd): «Violante resta il nostro candidato»
Nel partito di Silvio Berlusconi sono in molti a credere che un passo indietro di Bruno dovrebbe comportare un passo indietro di Luciano Violante. Che però, almeno finora, i democratici hanno sempre escluso. «Per noi Violante resta il candidato del Pd», ha detto stamattina il capogruppo dem alla Camera, Roberto Speranza. «La scheda bianca indica la necessità di un ulteriore momento di confronto tra forze politiche». Se Matteo Renzi si tira fuori dalla disputa («È una valutazione che spetta al Parlamento»), tra le file del Pd c’è qualcuno che invita esplicitamente a un ripensamento. «Quindici votazioni - ha affermato il deputato Franco Monaco, che apre al nome di Rescigno - dovrebbero bastare a certificare che sui nomi proposti sin qui per la Consulta non si realizzano le suddette larghe intese. Trattandosi di persone cui si suppone stiano a cuore la dignità e il funzionamento delle istituzioni - la Corte stessa e il Parlamento da troppo tempo esposto al discredito per la sua inadempienza - è lecito attendersi un loro passo indietro».

I deputati del M5S scrivono sulla scheda la parola “onestà”
Invece di votare scheda bianca, il M5S ha optato per un’azione di protesta simbolica. I deputati e senatori del movimento hanno deciso di scrivere sulla scheda la parola “onestà” per sottolineare le qualità che i candidati aspiranti alla Corte costituzionale devono possedere. E che, a loro avviso, i nomi proposti finora non hanno. Alcuni deputati, come Alfonso Bonafede e Daniele Del Grosso, hanno mostrato il foglio subito dopo aver votato ma sono stati richiamati dal presidente di turno anche con l'intervento dei commessi.

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