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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2014 alle ore 12:10.
L'ultima modifica è del 03 ottobre 2014 alle ore 12:28.

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Via libera dell'Antitrust Ue all'acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook. Secondo l'analisi della Commissione europea la nuova entità nata con la fusione «continuerà a far fronte a una concorrenza sufficiente», per cui «la transazione non solleva preoccupazioni». «Anche se Facebook e WhatsApp sono due delle app più popolari, la maggior parte della gente usa più di un'app», per questo, ha dichiarato il commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia, «l'acquisizione non danneggerà la concorrenza».

Sia Facebook tramite il servizio Messenger che WhatsApp offrono applicazioni per smartphone che permettono agli utenti di comunicare inviando messaggi di testo, foto, video e audio. L'indagine dei servizi della Commissione si è quindi concentrata sui servizi di comunicazione per i consumatori, sui servizi di social network e sui servizi di pubblicità online. Per quanto riguarda i primi, Bruxelles ha concluso che Facebook Messenger e Whatsapp non sono concorrenti stretti, in quanto Messenger è integrato all'uso di Facebook come social network, mentre WhatsApp è legato ai numeri telefonici e gli stessi utenti ne fanno usi contemporanei ma diversi. Allo stesso tempo si tratta di un mercato molto dinamico con molte altre app concorrenti, come Line, Viber, iMessage, Telegram, WeChat e Google Hangouts.

Inoltre, sia Facebook che WhatsApp, data la loro popolarità, hanno già entrambi una larga base di utenti. Per quanto riguarda invece i servizi di social network, l'indagine di mercato Ue ha dimostrato che si tratta di un mercato in continua evoluzione dove le frontiere sono mobili, e in cui anche in caso di integrazione di WhatsApp in Facebook il guadagno sarebbe limitato perché già oggi molti degli utenti si sovrappongono usando già entrambe le app.

Sul fronte della pubblicità, invece, per Bruxelles, a prescindere dal fatto che Facebook possa introdurre pubblicità su WhatsApp o usare WhatsApp come fonte di informazione dei dati dei suoi utenti, la fusione non causa problemi di concorrenza in quanto continuerebbero ad esserci un sufficiente numero di fornitori di dati e di pubblicità alternativi a Facebook. Da qui l'ok dell'Antitrust Ue all'operazione.

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