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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2014 alle ore 22:25.
L'ultima modifica è del 04 ottobre 2014 alle ore 18:12.

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(Afp)(Afp)

Un video su internet mostra un combattente dell'Isis decapitare l'ostaggio inglese Alan Henning, di 47 anni. Lo riferiscono media americani, sottolineando che l'autenticità del video non è stata verificata.

Il video ricalca quelli precedenti in cui l'Isis mostrava la decapitazione di altri ostaggi. Nelle scene finali, il combattente dell'Isis, il boia, minaccia un altro uomo identificato come americano.

Henning, che di mestiere faceva il tassista, era stato sequestrato dai jihadisti durante una missione di aiuto in Siria lo scorso dicembre. Si era offerto di condurre un convoglio di aiuti umanitari per conto di una Ong musulmana.

Il messaggio del boia
«Obama hai iniziato a bombardare la Siria, la nostra gente»: «è quindi giusto che noi attacchiamo un altro dei tuoi uomini». E' il messaggio del boia al presidente americano Barack Obama. Si tratta del quarto ostaggio occidentale decapitato “in diretta” dall'Isis. I jihadisti avevano mostrato le sue immagini in occasione dell'uccisione di David Haines, lo scorso mese, minacciando di fargli fare la stessa fine.

«Pago il prezzo della decisione inglese di attaccare Isis»
Nel video diffuso dall'Isis Henning dice: «per via della decisione del nostro parlamento di attaccare lo Stato Islamico, io, in quanto britannico, pagherò il prezzo di quella decisione». Lo riferisce la Bbc.

Il cognato: Londra avrebbe potuto fare di più
Pesante atto d’accusa del cognato di Alan Henning: il governo di Londra «avrebbe potuto fare di più» per salvare la vita di Henning da quando si è saputo del suo rapimento «mesi e mesi fa». Lo sostiene in un'intervista alla Bbc Colin Livesey, cognato dell'ostaggio britannico barbaramente ucciso dall'Isis.

Mostrata la prossima vittima: l’americano Peter Kassig
Nel video della decapitazione il boia mascherato, in un'ambientazione identica a quella dei video delle altre tre decapitazioni, minaccia un cittadino americano, Peter Kassig.

L’inutile appello della moglie
Barbara Henning, la moglie del tassista britannico Alan Henning rapito in Siria a dicembre, rivolge un nuovo appello all'Isis affinché liberi il marito 47enne e padre di due figli. Questa volta lo rivolge attraverso le telecamere della Bbc: «Chiedo allo Stato islamico, per favore liberatelo, abbiamo bisogno che torni a casa». Barbara Henning aveva rivolto il suo primo straziante appello pubblico supplicando gli jihadisti dell'Isis di lasciare andare Alan, «un uomo pacifico, altruista, che ha lasciato la sua famiglia e il suo lavoro per portare un convoglio di aiuti in Siria, per aiutare chi ha bisogno, insieme con i suoi colleghi musulmani e i suoi amici», aveva detto. Un appello alla «compassione» che Barbara Hanning aveva ripetuto nell’ultimo appello: «Ho un altro messaggio per Isis: non abbiamo abbandonato Alan e continuiamo a tentare di comunicare con voi. Chiedo nuovamente all'Isis, sostenuta da altre voci in tutto il mondo, di risparmiare la vita di Alan».

I musulmani di Manchester: sarà «l’inizio della fine» per Isis, «insulto all’Islam»
L'uccisione di Alan Henning «è l'inizio della fine» per l'Isis. Lo denuncia, in una nota, la comunità musulmana di Manchester molto vicina al volontario ucciso definito un «eroe locale e nazionale». I terroristi dello Stato islamico «sono un insulto alla religione islamica», scrivono ancora i rappresentanti musulmani. L'uccisione di Henning,continuano i musulmani di Manchester, ci ha lasciato in uno stato di «incredulità, shock e orrore». «Non riusciamo a comprendere come sia possibile che un delitto così terribile possa essere compiuto su una persona così meravigliosa e altruista», hanno detto i rappresentanti della moschea. «La notizia dell'assassinio ci ha lasciati tutti furibondi e sconvolti. Di fronte a questa atrocità dobbiamo restare uniti, musulmani e non-musulmani. Alan avrebbe voluto così».

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