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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2014 alle ore 10:24.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2014 alle ore 17:10.

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Antonio Acerbo, l'ex responsabile del Padiglione Italia di Expo, finito sotto indagine per corruzione e turbativa d'asta, è stato posto agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta condotta dai pm di Milano Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio, insieme all'imprenditore Domenico Maltauro, il cugino di Enrico, e ad Andrea Castellotti, manager della società Tagliabue. Lo ha deciso il gip di Milano, Fabio Antezza. Acerbo non chiedeva soldi per se stesso, ma pretendeva contratti di consulenza per le varie società del figlio. Stando a quanto si è appreso in ambienti giudiziari milanesi, sarebbe stato questo il «modus operandi» dell'ex sub-commissario di Expo 2015 spa, colpito da un'ordinanza di custodia cautelare e finito agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d'asta oggi.

Due contratti di consulenza nel mirino dei pm
Nel mirino dei pm almeno due contratti di consulenza che Acerbo avrebbe cercato di ottenere in favore delle società del figlio Livio. Sono due, in particolare, gli episodi che, secondo chi indaga, lo dimostrerebbero. Una consulenza da circa 30mila euro data dalla Maltauro al figlio di Acerbo e un altro lavoro promesso, ma poi non assegnato, a Livio Acerbo. Questa seconda consulenza sarebbe stata promessa da Giuseppe Asti, ad della Tagliabue, ditta inserita nell'associazione temporanea delle imprese (Ati) che si aggiudicò la gara per le vie d'acqua. La consulenza alla fine non fu assegnata perché, questa è la spiegazione di Asti in una telefonata agli atti dell'inchiesta, «non sapevamo che lavoro dargli». Asti, che è indagato, era stato interrogato dai pm lo scorso 19 settembre, due giorni dopo le prime perquisizioni della Gdf a carico di Acerbo e di altre persone, per ricostruire il «modus operandi» di Acerbo, che avrebbe fatto favori alle imprese in cambio di lavori per il figlio. Sarebbe stato sempre Antonio Acerbo ad imporre l'ingresso della Tagliabue spa nell'Associazione Temporanea di Imprese capeggiata dalla Maltauro che nel maggio 2013 vinse la gara per la realizzazione delle Vie d'Acqua, una delle principali opere infrastrutturali connesse all'Esposizione Universale di Milano del 2015. L'ex manager di Expo, secondo quanto scrive nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Fabio Antezza, «mostra una straordinaria capacità di “gestione degli affari illeciti”». Con le tre ordinanze di oggi, sono scattate inoltre anche le perquisizioni nelle abitazioni dei tre arrestati e, da quanto trapela, anche nella sede della società Maltauro a Vicenza.

Anche Enrico Maltauro e Andrea Castellotti ai domicilari
Nei giorni scorsi Acerbo si era dimesso dalla carica di sub commissario Expo e da quella di responsabile del Padiglione Italia. Il gip Fabio Antezza ha posto, accogliendo la richiesta della Procura, ai domiciliari anche il cugino dell'imprenditore Enrico Maltauro, l'imprenditore vicentino arrestato lo scorso maggio nel primo filone dell'inchiesta sull'Expo, quello con al centro la cosiddetta ''cupola degli appalti''. Per questo filone i pm Gittardi e D'Alessio hanno chiesto già il processo con rito immediato a carico di sette persone, tra cui l'ex funzionario Pci Primo Greganti, l'ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio e l'ex senatore Fi Luigi Grillo.
Ai domiciliari anche Andrea Castellotti che, come spiega il comunicato della procura, è «facility manager Padiglione Italia Expo 2015 Spa, già direttore commerciale della società Tagliabue Spa». Il giudice ha respinto invece una nuova richiesta di arresto per Enrico Maltauro, da poco rimesso in libertà.

Castellotti assunto «senza alcuna selezione»
Andrea Castellotti, il Facility Manager del Padiglione Italia agli arresti domiciliari assieme all'ex responsabile dello stesso padiglione Antonio Acerbo e all'imprenditore Domenico Maltauro, è stato “scelto” dalla società Expo2015 nel marzo 2014 «senza che alcun procedimento di selezione» sia stato «aperto ad altri candidati». Lo scrive il gip di Milano Fabio Antezza nell'ordinanza eseguita stamane. Il giudice sottolinea che i legami tra Antonio Acerbo e la Tagliabue, la società che fa parte dell'Ati guidata dalla Maltauro che si è aggiudicata la gara per il progetto 'vie d'acqua', sono stati «garantiti da Andrea Castellotti», ex direttore commerciale della stessa Tagliabue fino ai primi mesi del 2014 e successivamente, il 19 settembre, assunto da Expo 2015 spa. Il gip sottolinea che tale assunzione è avvenuta al di fuori delle procedure pubbliche ma con autorizzazione diretta del cda e che a Castellotti era stato dato l'incarico di “Specialista Lavori”, una figura professionale avente come principale mansione quella di supportare l'attività del Commissario delegato per il Padiglione Italia di cui Acerbo era responsabile unico. Nel provvedimento si parla di «singolarità» dell'assunzione.

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