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Ue-Singapore più vicine con l’accordo di libero scambio

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intesa commerciale

Ue-Singapore più vicine con l’accordo di libero scambio

Tutto pronto per la ratifica del trattato di libero scambio tra Unione europea e Singapore, il primo con un Paese del Sud-est asiatico. Con la chiusura del capitolo sulla tutela degli investimenti, come ha annunciato il commissario Ue al Commercio Karel De Gucht, «abbiamo un accordo onnicomprensivo che è la porta d'ingresso» del sud-est asiatico. L'intesa commerciale (Eusfta) «aiuterà a sostenere la crescita, gli investimenti e l'occupazione nella Ue», aprendo all'Europa una regione da 600 milioni di consumatori.

Quello sugli investimenti era l'ultimo capitolo rimasto in sospeso dopo i passi avanti fatti nel 2013 sugli altri dossier. L'accordo è arrivato nonostante le riserve della Germania. L'intesa contiene infatti clausole a tutela delle multinazionali simile a quelle che il ministero dell'Economia, Sigmar Gabriel, ha contestato nell'ambito dei negoziati in corso sia con il Canada che con gli Stati Uniti. L'intesa prevede un investor-State dispute settlement (letteralmente: risoluzione delle controversie tra investitore e Stato), un istituto di diritto pubblico internazionale che riconosce agli investitori stranieri il diritto di avviare un procedimento di fronte a una corte arbitrale di risoluzione delle controversie nei confronti dello Stato ospite. Disposizioni di questo genere sono contenute in molti trattati commerciali e sugli investimenti. La stessa Germania, ha ricordato De Gucht, ne ha fatto utilizzo.

Per avere luce verde, a questo punto manca solo l'esame legale del capitolo sulla tutela degli investimenti, al quale seguirà la chiusura formale dei negoziati, sigla e ratifica.
Primo partner Asean

Singapore è il 15° partner commerciale della Ue (per scambio di beni) e il primo tra le economie dell'Asean. L'import-export di prodotti è aumentato del 21% tra il 2008 e il 2013, ma quello di servizi corre ancora più velocemente: +36%, tra il 2008 e il 2012. La città-Stato è una delle principali destinazioni degli investimenti diretti esteri europei in Asia e il secondo maggior investitore nella Ue dopo il Giappone. Nel 2012 lo stock degli investimenti diretti bilaterali aveva raggiunto quota 190 miliardi. Quasi 10mila imprese dell'Unione sono presenti a Singapore.

Secondo i tecnici della Commissione, le esportazioni verso Singapore potrebbero aumentare di 1,4 miliardi (+3,6%) nel giro di dieci anni, le importazioni salirebbero invece di 3,5 miliardi (+10,4%). Il Pil della Ue crescerebbe di 550 milioni, quello di Singapore di 2,7 miliardi.

Trasparenza sui servizi
L'accordo stabilisce impegni reciproci sul fronte dei servizi e delle forniture agli enti pubblici più vincolanti di quelli stabiliti dalla Wto e fissa regole condivise per settori come telecomunicazioni, servizi postali e di spedizione, servizi finanziari e trasporto marittimo. Il capitolo dei servizi prevede anche iter autorizzativi trasparenti e non discriminatori, ponendo le basi per il futuro mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali.
Zero dazi

Già oggi non ci sono dazi su oltre la metà dei beni importati da Singapore, in base alle regole generali della Wto. Con l'accordo, Bruxelles cancellerà le tariffe superstiti in cinque anni. Da parte sua, Singapore, che applica unilateralmente una politica zero dazi su quasi tutto l'import, si impegna a non modificare il proprio regime nei confronti dell'Unione, rinunciando così alla possibilità di introdurre dazi fino alla soglia massima fissata dalla Wto. In questo caso, l'import dalla Ue diminuirebbe di 3,7 miliardi di euro.

Giù le barriere tecniche
Salta una serie di barriere non tariffarie che rendono costoso e complesso lo scambio di beni. Singapore accetterà gli standard e i test Ue sulle auto e sulla componentistica, riconoscerà, cioè, che auto ritenute sicure sulle strade europee, sono tali anche sulle proprie strade. Nel settore dell'elettronica, rimuoverà i test di conformità richiesti per la commercializzazione dei prodotti importati. La Commissione stima che questo marchio di conformità, necessario per poter vendere lavatrici o televisori, costa dai 1.800 ai 3mila euro, più 110 euro di bolli, più le tasse.

L'accordo aumenterà poi la trasparenza nella regolamentazione dei prezzi dei prodotti farmaceutici da parte delle autorità e stabilirà parità di trattamento per i fornitori di apparecchiature per la generazione di energia da fonti rinnovabili.
Singapore faciliterà anche le procedure per l'import di prodotti di origine animale, rendendo meno complesso e costoso l'iter per certificare il rispetto degli standard sanitari e fitosanitari.

Proprietà intellettuale
L'intesa contiene anche disposizioni a tutela della proprietà intellettuale e un registro delle indicazioni geografiche. Singapore importa dalla Ue, in gran parte per riesportare in altri Paesi asiatici, oltre 830 milioni di euro di prodotti tipici ed è il secondo maggior mercato, insieme alla Svizzera, dopo gli Stati Uniti. Con l'adozione del registro, nel quale la Ue ha già chiesto di iscrivere 196 prodotti, non potranno più essere commercializzati a Singapore vini o formaggi non europei, ma con nome “europeo”, un fenomeno che i produttori italiani conoscono fin troppo bene, in tutto il mondo, come italian sounding.

Tutti i dettagli dell'accordo

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