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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2014 alle ore 22:00.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 16:57.

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Mentre a Madrid è guarita l'infermiera spagnola che era stata infettata dall’Ebola, i ministri degli esteri europei si apprestano a incontrarsi a Lussemburgo per alzare il livello di allerta contro l'epidemia che, secondo l'Oms, ha fatto oltre 4.500 vittime in Africa occidentale. L’ipotesi sul tappeto è quella di articolare gli aiuti internazionali intorno a tre “paesi leader”: gli Stati Uniti per la Liberia, la Gran Bretagna per la Sierra Leone e la Francia per la Guinea.

Secondo fonti comunitarie, i ministri Ue valuteranno la possibilità di organizzare una conferenza di donatori e la nomina di un inviato speciale; e dovrebbero anche garantire il rimpatrio d'urgenza in caso di contagio del personale sanitario e umanitario che è sul posto. I capi di Stati e di governo dell'Ue avranno a disposizione il dossier giovedì e venerdì prossimi, in occasione di un vertice a Bruxelles.

Oms: il Senegal libero da Ebola
I vari Stati membri hanno adottato misure precauzionali in ordine sparso: la Francia ha attivato un controllo sanitario sul aereo quotidiano in arrivo Conakry-Parigi (il solo diretto tra la Francia e i Paesi africani colpiti). Analoga sorveglianza in Gran Bretagna e in vari aeroporti americani. Intanto il Senegal è stato dichiarato dall'Oms libero dal virus Ebola ed anche la Nigeria dovrebbe essere dichiarata tale domani.

Le misure di sicurezza adottate per l'Italia
In Italia - dove ci sono numerose segnalazioni di casi sospetti, tutte con esito negativo - l’ultimo protocollo del governo “per la gestione dei casi e dei contatti sul territorio nazionale” è stato inviato il 6 ottobre alle Regioni e agli uffici di sanità marittima e aerea e di frontiera. Il documento contiene indicazioni rigorose per gli operatori sanitari: cosa fare quando un caso sospetto arriva in pronto soccorso, come gestirlo in sicurezza, chi deve effettuare la diagnosi e - qualora il test risulti positivo - come deve avvenire il trasferimento verso i centri nazionali di riferimento.

Sono due le strutture in grado di prendere in carico questi malati: l'Istituto nazionale per le malattie infettive (Inmi) “Lazzaro Spallanzani” di Roma e l'azienda ospedaliera Luigi Sacco di Milano. Questi sono anche gli unici centri in grado di effettuare le diagnosi di Ebola in laboratori ad alta sicurezza. Un ruolo fondamentale, visto che quest'infezione - che ha un periodo di incubazione di 8-10 giorni con un range di 2-21 - può essere confermata solo attraverso test virologici. «L'Italia ha previsto un coordinamento centralizzato contro il rischio Ebola - spiega Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma - mentre le misure di sicurezza vengono adottate in funzione del rischio valutato caso per caso».

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