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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2014 alle ore 16:45.
L'ultima modifica è del 23 ottobre 2014 alle ore 10:15.

Dopo la disponibilità di Berlusconi a riscrivere insieme l’Italicum, stamane a Palazzo Chigi Matteo Renzi ha riunito i vertici del Pd per discutere della legge elettorale, approvata a marzo dalla Camera ma ancora in attesa di cominciare il suo iter a Palazzo Madama. Un’accelerazione per chiudere la partita entro fine anno e fare il punto sui nodi principali da sciogliere: soglie, rappresentatività, ballottaggio, capilista ma soprattutto quel premio di lista e non di coalizione che il premier vorrebbe introdurre per spianare la strada al “partito della nazione” illustrato alla direzione Pd di lunedì scorso. Un alt al premio alla lista era però stato attribuito proprio al leader di Forza Italia che, incontrando i suoi senatori a Palazzo Giustiniani, avrebbe bocciato l’ipotesi come «pessima». In serata, però, la smentita in una nota: «La frase attribuita al presidente Berlusconi sull’ipotesi del premio di maggioranza alla lista nella legge elettorale non è stata pronunciata nel corso della riunione odierna con i senatori di Forza Italia, contrariamente a quanto riferito da alcuni organi di stampa. Si precisa inoltre che sulla legge elettorale il presidente di Forza Italia ha ribadito che l’accordo è quello del Nazareno e che ogni eventuale modifica deve essere discussa fra le parti».

Il Pd punta a chiudere entro l’anno
All’incontro a Palazzo Chigi hanno partecipato, oltre al premier, la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi, il sottosegretario Luciano Pizzetti, i capigruppo Pd di Camera e Senato, Roberto Speranza e Luigi Zanda, il vicesegretario Lorenzo Guerini, la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, e i capigruppo nella commissione alla Camera e al Senato, Emanuele Fiano e Doris Lo Moro. Consapevoli che l’idea del premio alla lista è tutta da verificare, nonostante l’apertura al dialogo del Cavaliere. Ma decisi ad andare avanti e a fare in fretta: la volontà del Pd e del governo sarebbe quella di incassare l’approvazione definitiva della nuova legge elettorale entro dicembre. Con questa tabella di marcia: incardinamento a breve dell’Italicum in commissione al Senato, voto in aula a Palazzo Madama e poi ritorno della riforma alla Camera per il via libera definitivo. Renzi avrebbe chiesto dunque di invertire le priorità e votare la legge elettorale prima della riforma costituzionale del Senato (all’esame della I commissione di Montecitorio).

Berlusconi: in campo per tornare a vincere
La correzione di rotta rispetto al giudizio tranchant sul premio alla lista è apparsa come un segnale: prendiamo tempo e poi trattiamo. Il leader di Forza Italia ha ribadito ai senatori di essere «in campo per tornare a vincere»: «Non potete pensare che dopo tutto quello che ho fatto nella vita possa uscire di scena così». Nessuna intenzione di chiudere il partito, anzi: «Rilanceremo Forza Italia fondendo nel movimento i club e interessandoci del sociale in ogni piccolo Comune».

Romani: l’Italicum resti quello approvato dalla Camera
Che il premio di maggioranza alla lista sia inviso a molti, dentro Fi, è comunque cosa nota.«Siamo contrari alla proposta di Renzi di assegnare il premio di maggioranza alla lista», ha rimarcato il capogruppo azzurro in Senato, Paolo Romani, sottolineando che non è in programma alcun incontro tra Renzi e Berlusconi e aggiungendo: «Rimaniamo convinti che l’Italicum uscito dalla Camera debba essere quello approvato anche dal Senato». D’altronde, stamattina ad Agorà il presidente azzurro della commissione Affari costituzionali della Camera, Francesco Paolo Sisto, aveva già riletto in chiave diversa le parole di ieri del suo leader: «Sulla legge elettorale Berlusconi non ha avuto esitazioni: le regole si cambiano insieme. E sia chiaro: non si può snaturare l’impianto di governabilità dell’Italicum. Con il premio di maggioranza alla lista invece che alla coalizione la ratio della riforma verrebbe meno».

Il Mattinale: «Non reggeremo la coda di Renzi»
Il Mattinale, la nota politica del gruppo di Forza Italia alla Camera, ha dal canto suo criticato «giornaloni e giornalini» per aver dato per cosa fatta ciò che fatto, secondo i deputati, non è: «Tutti sicuri che Berlusconi e Forza Italia siano pronti ad accettare l’azzeramento del Nazareno con il premio fino a raggiungere il 55% dei seggi dato alla prima lista, e la distribuzione proporzionale del resto, senza quote e senza sbarramenti». Un impianto che per il gruppo «dovrebbe funzionare da meraviglioso trampolino su misura per il Partito della Nazione, il nuovo nome della Ditta di Renzi», « con noi berlusconiani a reggere la coda di Renzi». Contrario anche il senatore Maurizio Gasparri (Fi), intervistato a Tgcom24, secondo cui la frammentazione in atto nel centrodestra non può far accettare la formula “maggioranza alla lista e non alle coalizioni”, perché «noi partiremmo svantaggiati».



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