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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2014 alle ore 16:12.
L'ultima modifica è del 26 ottobre 2014 alle ore 21:56.

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In provincia di Biella, fra Trivero, Bielmonte e la Valsessera, non lontano dal santuario di Oropa esiste un’oasi. Non un’oasi qualunque, ma l’Oasi Zegna. Un’area montana di circa 100 chilometri quadrati, attraversata dall’omonima strada Panoramica, che l’imprenditore Ermenegildo Zegna, profondamente legato alla sua terra, realizzò per portare sviluppo economico alla montagna e alla sua gente.

La ragione che ci ha condotti su queste montagne, fra 1300 e 1600 mt di altitudine, è la presenza di innumerevoli sentieri pedalabili in mountain bike, a diretto contatto con la natura, in un ambiente ancora poco conosciuto. E dal sapore esclusivo. Parcheggiamo vicino al raffinato albergo Bucaneve, riaperto nel 2014 in occasione del passaggio del Giro d'Italia, e dopo aver affittato due biciclette per i nostri compagni di avventura allo Chalet Bielmonte – sotto al palasport - imbocchiamo una sterrata breve ma dalle pendenze decise, che in 2 km ci porta in cima al Monte Marca.

A 1600 metri di altitudine, la vista spazia a nord sulla Valsessera, il Monte Rosa e le altre cime over 4000. A sud sulla pianura padana fino agli appennini. Mentre tutto attorno a noi gli impianti di risalita - a riposo - ci ricordano che a Bielmonte lo sport non si ferma nemmeno d'inverno.

Le gambe, appena riscaldate, non vogliono fermarsi. E allora via lungo un sentiero a mezza costa che punta ad ovest, e poi giù decisi nel prato per raggiungere lo spiazzo del Wing over bar, che ci immaginiamo gremito di sciatori in inverno. Proseguiamo il giro in senso orario toccando il Bocchetto Sessera, punto di ristoro e di partenza per diversi sentieri verso la Valsessera. Decidiamo di dirigerci verso l'Alpe Artignaga, dove uno sparuto gruppo di casette si confonde nel fondovalle, a occidente. Il tragitto è in falsopiano, si sale e si scende, su strada carrozzabile. Una deviazione nascosta a destra ci porta nel mezzo dell'Alpe, dove il folto prato verde, attraversato da un ruscello puntellato di pietre, sembra pettinato ciuffo per ciuffo.

Lasciato questo paesaggio da cartolina, ci dirigiamo verso il torrente Sessera, affrontando qualche passaggio non proprio scorrevole in mezzo a ghiaioni, che ci fa scendere di sella per spingere la nostra bike. Superiamo un sito archeologico utilizzato per estrarre l'argento dal torrente, e subito ci troviamo davanti ad uno dei ponti tibetani sospesi sul Sessera, dove le foto sono d’obbligo. Passati sulla sponda opposta recuperiamo subito velocità scendendo verso il fondovalle, superiamo un facile guado e incontriamo un bivio. Dritti si punta a est e poi a nord verso Mera, Valsesia ed Alagna, mentre in direzione opposta si attraversa un ponticello per riguadagnare la destra orografica del torrente, dove si racconta che lo stesso Ermenegildo amasse pescare.

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