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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2014 alle ore 10:55.
L'ultima modifica è del 27 ottobre 2014 alle ore 23:24.

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Slittamento pareggio al 2017 dovuto a circostanze eccezionali
«Circostanze eccezionali», quelle che l’Italia deve affrontare nel 2014 e nel 2015. Ma lo slittamento dell’obiettivo del pareggio di bilancio al 2017 va letto nel contesto di un Paese che riesce a garantire il rispetto del tetto del 3% nel rapporto deficit-Pil e di un ampio programma di riforme strutturali che punta a un aggiustamento «orientato alla crescita»: dalla scommessa su efficienza e qualità della spesa pubblica al taglio del carico fiscale sul lavoro, dagli investimenti in ricerca, innovazione e scuola al sistema della giustizia civile. L’Italia - scrive Padoan - mira ad assicurare che il governo del debito sia avviato su un sentiero al ribasso, anche «grazie un ambizioso piano di privatizzazioni pari in media allo 0,7% del Pil». Insomma: se il Paese si avvale dei margini di flessibilità esistenti - è la giustificazione finale della deviazione dall’obiettivo di medio termine - è perché vuole implementare «un ambizioso pacchetto di riforme strutturali che puntino a rafforzare la crescita potenziale».

La guerra di tweet
Intanto le polemiche viaggiano su twitter. Il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta, ha chiesto lumi a Padoan sulle cifre della manovra: «Si può sapere quanto è l’importo vero della manovra? 36,2 o 30,9 miliardi?». Il Mef ha replicato che la tabella allegata al ddl (quella che contempla interventi da 30,9 miliardi) «indica coperture ai fini dei saldi del bilancio dello Stato e non del conto economico. Occorre invece valutare l’indebitamento netto. Peraltro la tabella fa riferimento soltanto agli oneri correnti». Dunque, aggiunge l’Economia, «la cifra convenzionalmente di riferimento e più completa è sicuramente quella dell’indebitamento: 36,2 miliardi». Questo spiega la discrasia tra la tabella allegata e quella fornita venerdì sera dal Mef.

E Boccia corregge il saldo
Sempre via twitter il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia ha provato a correggere la tabella (quella priva dell’indebitamento netto) quantificando l’impatto delle misure aggiuntive annunciate nella lettera inviata oggi dall’Economia a Bruxelles. «Dopo la lettera a #UE sulla #Stabilità 2015 aggiustiamo la tabella. Sarà meno trendy della slide ma almeno si capisce», ha scritto il deputato dem. A suo avviso, i 3,3 miliardi da recuperare dal fondo per l’alleggerimento del carico fiscale vanno conteggiati tra gli interventi, alla voce nuove o maggiori spese correnti, che passano da 24,3 a 21 miliardi, facendo scendere a 27,6 miliardi complessivi gli oneri totali da coprire (e dunque il valore della manovra). I 730 milioni da ottenere attraverso l’estensione del meccanismo di reverse-charge al settore retail sono invece considerati - alla voce mezzi di copertura - nuove o maggiori entrate, che così aumentano da 14,7 miliardi a 15,5. I 500 milioni da sottrarre alla quota di fondi nazionali stanziati per il cofinanziamento dei fondi di coesione europei diventano infine, nella simulazione di Boccia, una riduzione di spese correnti (che scendono da 5,7 a 5,2 miliardi). Con una nota: «Se correnti. Nel caso fosse una riduzione in conto capitale andrebbe sotto la linea. Saldo finale non cambia in ogni caso». La manovra diventerebbe in deficit per 6,8 miliardi anziché per 10,3 .

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