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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2014 alle ore 11:57.
L'ultima modifica è del 29 ottobre 2014 alle ore 12:23.

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Nel tardo pomeriggio si è svolto un Consiglio dei ministri a palazzo Chigi per l’aggiornamento degli obiettivi di finanza pubblica. È stata approvata la Relazione di variazione della nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Def) che rivede gli obiettivi programmatici di finanza pubblica riportati nel Documento Programmatico di Bilancio per il 2015 (Draft Budgetary Plan – Dbp) inviato alle istituzioni europee. La modifica, che segue le osservazioni formulate dalla Commissione europea nella valutazione dei Documenti Programmatici di Bilancio per il 2015.

Indebitamento netto nominale al 2,6% del Pil
Il miglioramento complessivo del deficit atteso per il 2015 è pari a circa 4,5 miliardi di euro che porta l'indebitamento netto nominale al 2,6% del Pil. L'indebitamento netto strutturale registrerà un miglioramento di poco superiore allo 0,3%, sostanzialmente in linea con quanto richiesto dalle istituzioni europee. La struttura del disegno di legge di stabilità per il 2015 rimane immutata prevedendo, in continuità con i provvedimenti adottati nel corso del 2014, interventi per rilanciare la crescita economica supportando la domanda aggregata e la competitività del Paese. La relazione passa ora all'esame delle Camere. Questa sera il ministro Pier Carlo Padoan è stato invitato in audizione dinanzi alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

Il Def giovedì in aula al Senato
Il Def tornerà all’esame delle Camere e sarà nell'Aula del Senato giovedì. Ma resta il nodo del voto. Saranno i presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, a decidere le modalità. Secondo la maggioranza e il Governo si dovrebbe votare a maggioranza semplice perché lo scostamento dal pareggio di bilancio è già stato autorizzato dalla Camere. Non così per le opposizioni che ritengono necessaria una nuova votazione a maggioranza qualificata.

La lettera a Bruxelles
Nella lettera che il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha inviato ieri mattina al commissario agli Affari economici nonché vice presidente della Commissione Ue, Jyrki Katainen, è stato ribadito l'impegno del governo a mettere in campo un pacchetto di misure da 4,5 miliardi, che corrispondono a una correzione del deficit strutturale pari allo 0,3% del Pil (rispetto allo 0,1% inizialmente previsto). Poiché l'intervento sul deficit strutturale modifica alcuni addendi della manovra, il Tesoro lavora a una messa a punto della Nota di aggiornamento al Def. È probabile a questo punto uno slittamento dell'inizio della sessione di Bilancio alla Camera.

Brunetta: Def da rivotare
Era stato il capogruppo di Fi alla Camera Renato Brunetta a chiedere ieri alla presidente della Camera, Laura Boldrini, il ritorno in Aula della Nota al Def, «riscritta alla luce degli impegni presi dal governo con la Commissione europea a seguito del richiamo ricevuto da parte del commissario Katainen con lettera del 22 ottobre». Nel dettaglio, ai 3,3 miliardi già iscritti in bilancio al Fondo per la riduzione della pressione fiscale e inseriti nei saldi del Ddl, il governo ha aggiunto 500 milioni per effetto della riduzione della componente nazionale delle risorse per i fondi di coesione, ed ulteriori 730 milioni grazie all'estensione del regime di «reverse-charge» alla grande distribuzione. Per un totale di 4,5 mld.

E Boccia corregge il saldo
Via twitter ieri il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia ha provato a quantificare l'impatto delle misure aggiuntive annunciate nella lettera inviata oggi dall'Economia a Bruxelles. «Dopo la lettera a #UE sulla #Stabilità 2015 aggiustiamo la tabella. Sarà meno trendy della slide ma almeno si capisce», ha scritto il deputato dem. A suo avviso, i 3,3 miliardi da recuperare dal fondo per l'alleggerimento del carico fiscale vanno conteggiati tra gli interventi, alla voce nuove o maggiori spese correnti, che passano da 24,3 a 21 miliardi, facendo scendere a 27,6 miliardi complessivi gli oneri totali da coprire (e dunque il valore della manovra). I 730 milioni da ottenere attraverso l'estensione del meccanismo di reverse-charge al settore retail sono invece considerati - alla voce mezzi di copertura - nuove o maggiori entrate, che così aumentano da 14,7 miliardi a 15,5. I 500 milioni da sottrarre alla quota di fondi nazionali stanziati per il cofinanziamento dei fondi di coesione europei diventano infine, nella simulazione di Boccia, una riduzione di spese correnti (che scendono da 5,7 a 5,2 miliardi). Con una nota: «Se correnti. Nel caso fosse una riduzione in conto capitale andrebbe sotto la linea. Saldo finale non cambia in ogni caso». La manovra diventerebbe in deficit per 6,8 miliardi anziché per 10,3 .

Def, maggioranza da brivido: quorum di 161 voti il 14 ottobre
Il Senato aveva approvato lo scorso 14 ottobre la risoluzione alla nota di variazione al Def che autorizza il rinvio al 2017 del pareggio di bilancio con il quorum preciso di 161 voti (la
maggioranza assoluta dei componenti). Decisivo il votop dell’ex M5s Luis Alberto Orellana. E poco meglio è andata con la risoluzione che impegna il governo a inserire nella legge di stabilità una serie di misure, tra cui la stabilizzazione del bonus fiscale di 80 euro, e l'ecobonus. In questo caso il quorum era stato superato di un solo voto: 162. Sul voto di fiducia per il Jobs Act la maggioranza era stata di 165 voti.


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