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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2014 alle ore 14:19.
L'ultima modifica è del 03 novembre 2014 alle ore 21:51.

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LONDRA - Il Governo britannico sfida anche Angela Merkel sull'Europa. Londra continuerà a perseguire “l'interesse nazionale” e a cercare di limitare il numero di immigrati dall'Unione Europea, nonostante il duro monito della cancelliera tedesca.
Lo ha confermato oggi il cancelliere George Osborne, dichiarando che il Governo intende “ascoltare la voce dei cittadini britannici” che considerano eccessivo il numero di cittadini Ue che si trasferiscono in Gran Bretagna e hanno diritto ai sussidi e al sostegno dello stato sociale. “Agiremo in modo calmo e razionale ma sempre nell'interesse nazionale,” ha detto Osborne.

Il Governo tedesco, così come la Commissione europea, insiste che il diritto di libera circolazione dei cittadini e dei lavoratori all'interno della Ue è un principio sacrosanto e inviolabile che non può essere messo in discussione da Londra. Secondo autorevoli fonti di stampa tedesca, la stessa Merkel ha dichiarato che pur di non concedere terreno su questo fronte sarebbe disposta a lasciare uscire la Gran Bretagna dalla Ue. Il suo portavoce ha confermato oggi che la Merkel vuole che Londra resti nella Ue ma non intende scendere a compromessi sulla libera circolazione. “La Gran Bretagna deve chiarire il ruolo che intende svolgere in futuro nella Ue, - ha detto Steffen Seibert. - Non si tratta di una questione bilaterale tra Germania e Gran Bretagna ma tra la Gran Bretagna e tutti i partner europei.”

La minaccia da Berlino sta creando un terremoto politico in Gran Bretagna, che considera la Germania un alleato cruciale in Europa. Le parole della Merkel d'altronde rispecchiano la crescente frustrazione in Europa per la retorica sempre più euroscettica del premier britannico. Nelle ultime settimane David Cameron ha reagito alla crescente popolarità di Ukip, il partito che chiede un'uscita immediata dalla Ue, annunciando che intende limitare l'immigrazione e stabilire ‘tetti' e ‘quote'.

Ukip tra l'altro ha appena mandato il suo primo deputato a Westminster, un politico che ha lasciato il partito conservatore per unirsi agli eurofobi, mentre il 20 novembre secondo i sondaggi verrà eletto nella circoscrizione di Rochester un secondo deputato Ukip, un altro transfuga dai Tories. La strategia di Cameron guarda quindi alle cruciali elezioni politiche del maggio prossimo: se corteggiare gli euroscettici e irritare i partner europei è il prezzo della vittoria alle urne, il premier britannico sembra disposto a pagarlo.

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