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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2014 alle ore 19:36.
L'ultima modifica è del 15 novembre 2014 alle ore 20:28.

BRISBANE - Barack Obama ha ripreso questa mattina a Brisbane al G20 il tema della stabilità politica come presupposto per la crescita mondiale, ha attaccato duramente la Russia e Vladimir Putin, dicendo che Mosca, con le sue azioni in Ucraina “e' una minaccia per il mondo, come abbiamo visto con l'abbattimento del volo MH17”. Anche le autorità' europee hanno chiesto alla Russia di non continuare con le sue provocazioni in Ucraina e hanno minacciato nuove sanzioni contro Mosca.
Dopo le critiche esplicite da parte dell’occidente nei confronti della Russia per le sue azioni in Ucraina, le agenzie Reuters e France Press hanno ripreso la voce secondo cui Vladimir Putin avrebbe deciso di lasciare in anticipo il vertice rinunciando a uno degli incontri di domani. Ma il portavoce del presidente russo Dmitri Peskov, ha smentito le indiscrezioni riferendo che Putin non intende lasciare anticipatamente il G20 australiano. Le agenzie internazionali avevano citato una fonte anonima della delegazione russa con l'ipotesi di pressioni dei leader occidentali sullo stesso Putin in relazione alla crisi ucraina. Il primo Ministro canadese Stephen Harper incontrando Putin gli ha detto: «Credo che le stringerò la mano lo stesso, ma se ne deve andare al più presto dall’Ucraina».
Putin in realtà ha poi incontrato per un lungo faccia a faccia la cancelliera tedesca Angela Merkel. I due leader hanno parlato per quasi due ore nell'albergo dove alloggia il capo del Cremlino, secondo quanto hanno riferito all'agenzia stampa Dpa fonti diplomatiche tedesche. Successivamente si è unito alla discussione anche il presidente della commissione europea Jean Claude Juncker. La Merkel, che parla correntemente il russo, è uscita dall'albergo dopo quattro ore, mentre Putin e Juncker continuavano a parlare. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, Putin ha voluto esporre la posizione russa sull'Ucraina in maniera esaustiva. Si è anche parlato dei rapporti della Russia con la Germania e l'insieme dell'Unione Europea.
Da parte sua Barack Obama, nel suo discorso a tutto campo per la sicurezza internazionale, ha chiarito che gli Stati Uniti resteranno impegnati come “potenza asiatica del Pacifico” per garantire che la regione possa crescere in un contesto di libertà sia sul piano economico e commerciale che su quello de valori.
Una risposta alla Cina dunque, che ha creato tensione ha detto il Presidente, rivendicando diritti “ su un gruppo di scogli” (Le isole Senkaku, sotto il controllo del Giappone). Un messaggio diretto a chiunque altro pensi di intimidire l'America nel suo ruolo asiatico, magari approfittando della retorica che vuole Washington in declino, il Presidente debole politicamente, sconfitto dagli elettori nel recente appuntamento elettorale del 4 novembre e dunque poco credibile e privo di leadership: “L'America e' una potenza del Pacifico e dell'Asia - ha detto il Presidente parlando davanti a qualche migliaio di studenti nell'aula magna della Queensland University - abbiamo investito per la liberta' di questa regione pagando con il sangue dei nostri soldati e quel sangue non andra' sprecato”.
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