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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2014 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 18 novembre 2014 alle ore 13:18.

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Genova, Milano, Firenze, Roma, Torino, Bologna e Cagliari. Il piano del governo per prevenire e combattere il dissesto idrogeologico parte da qui, da queste sette città metropolitane, con un primo stralcio urgente di 689,7 milioni dell'ambiziosissimo (ma ancora teorico) piano da 9 miliardi per il periodo 2014-2020 annunciato la settimana scorsa dal sottosegretario a Palazzo Chigi, Graziano Delrio, e dal ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti.

Lo stralcio per le aree metropolitane, che nasce dalla combinazione degli indici di rischiosità con quelli di densità di popolazione, per il momento può contare soltanto su 116,6 milioni, quindi meno del 17% del necessario. Per i restanti 573,1 milioni il governo sta percorrendo varie strade: fondi strutturali Ue, finanziamenti Bei e soprattutto candidatura al «piano Juncker» da 300 miliardi per gli investimenti europei. Dei 2.204 progetti presentati il 14 novembre dal governo italiano a Bruxelles (per un totale di 40 miliardi), 1.956 interventi per un valore di 7,3 miliardi riguardano proprio il dissesto idrogeologico.

«Intanto utilizzeremo le risorse disponibili - dice Mauro Grassi, direttore dell'unità di missione di Palazzo Chigi - per avviare gli stralci più urgenti su Seveso, Bisagno e Arno, ma puntiamo anche a utilizzare questi fondi come moltiplicatore per finanziare l'intero piano con il sostegno della Bei o dello stesso piano Juncker». L'intervento sul Bisagno vale 146 milioni, quello sul Seveso 145,3 miliardi, quello sull'Arno 75.

Anche la progettazione evidenzia numerose criticità. Solo il Bisagno ha un progetto definitivo approvato, mentre per gli interventi in Lombardia e Toscana è in corso la redazione del progetto definitivo (per il Seveso è stato posto un termine del 31 dicembre 2014 per la consegna). Nel piano metropolitano ci sono anche i 227,4 milioni per Roma e Fiumicino, ma per la maggior parte degli interventi siamo ancora fermi allo studio di fattibilità.

C'è poi il capitolo di sofferenza per il patto di stabilità interno che ha bloccato non pochi interventi in passato. È diventato un tema di scontro politico. Ieri è intervenuto Delrio, con una prima apertura: gli interventi urgenti di messa in sicurezza del territorio - ha detto - saranno fuori del patto di stabilità. Ora bisognerà capire quale sia il raggio di questa deroga ma i comuni potranno usare il miliardo di "spazio di patto" inserito nella legge di stabilità e 3 miliardi di finanziamento a tasso zero.

Lo "stralcio" metropolitano è, in realtà, il cuore e la parte più consistente del piano urgente da 1.184,2 milioni che contiene anche altri interventi per 494,5 milioni in aree a rischio lontane dalle grandi città. L'ennesimo paradosso in questa vicenda è che questa seconda parte del piano stralcio per le aree interne - che contiene comunque interventi non secondari come il completamento della riqualificazione del Sangro - è già finanziata per 278,9 milioni, oltre il 56% della somma necessaria.

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